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Eikasia. Si non sedes is.
Tra i monti Sibillini è ambientata la storia che vede protagonista Viola, una giovane donna madre della piccola Cristina di anni 4 e sposata con Paolo, un uomo così distante e diverso da lei con cui ormai non ha più niente in comune. E se c'è una cosa che questa ha imparato dalla vita è nascondersi in abiti di tre taglie più grandi nello scudo di un lavoro insoddisfacente a cui non può rinunciare perché unica fonte di sostentamento per la sua famiglia; Paolo infatti, commercialista, ha risentito particolarmente della crisi, il loro conto è in rosso ed i debiti non mancano.
Ed è nello scorrere di questa routine che un incontro inaspettato si fa spazio nella sua esistenza: quel padre di cui tanto ha cercato l'attenzione e l'accettazione si è ripresentato alla sua “porta” con la più anonima delle richieste; accompagnarlo in un viaggio di non si sa alla ricerca di chi, di cosa, nel tanto meno del dove.
E' qui che lo scenario di cemento di Roma lascia il posto alla magia, al folklore, alla verità, alla saggezza, alla natura, alla riscoperta di sé e alla riconsolidazione e al perdono di un rapporto che si credeva ormai perduto, sfiorito e disilluso. Mitologia e sapienza sono gli odori che si assaporano nel territorio marchigiano, un luogo dove l'essenziale si afferma con prepotenza sulle futilità, sul lettore che pian piano riscopre tra le mura di un modesto villaggio di montagna e tra fotografie di vette che sono riuscite a catturare la luce, i piaceri della semplicità, del bello nel minimo, dello splendore nelle piccole cose. E quella solitudine dettata dalla realtà di provincia, delineata da quelle poche anime che animano le casupole si tramuta da anomalia in desiderio da non temere, bensì da ricercare, da custodire, da coltivare.
E' un viaggio inaspettato per Viola che si riscopre in un senso di appartenenza che credeva di non avere, che finisce col conoscere per la prima volta l'artista Oliviero De Angeli. Per tutti i suoi giorni non ha desiderato altro che far parte della sua vita, essere e non soltanto esistere per lui, capirlo e conoscerlo, afferrarlo da quel suo essere sfuggente, silenzioso, inafferrabile senza mai riuscirvi.
Simona Sparaco ci narra una storia di riscoperta di sé stessi ma anche di affetti familiari, di incomprensioni, di una figlia cresciuta in due solitudini, quella dettata da un padre irraggiungibile e di cui non si è mai sentita all’altezza, adeguata e quella determinata da una madre dispotica, infelice ed insoddisfatta. E’ anche un invito ad avere il coraggio di riprendere le redini della propria vita quando tutto sembra perduto, di non temere quel vortice che ci ha resi preda ed imprigionati trascinandoci senza fine. Un romanzo scorrevole, intriso di significato e scritto con una penna matura, esaustiva, forbita, poetica con cui l’autrice ci insegna a perdonare, ad accettare, a crescere, a vivere, ad essere semplicemente sé stessi senza aver paura di sé.
«Le vette significano questo per me» mi disse. « Riportare il pensiero alla sorgente. Nutrirmi di bellezza e di silenzio. Per poi scendere a valle e ascoltare le musiche dei popoli che ho conosciuto. Perché il silenzio richiama il rumore.» [.. ]« Non è il sacrificio che eleva lo spirito, è l’equilibrio con ciò che ti circonda. Il segreto è riuscire a sentirsi liberi in ogni condizione».
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"un luogo dove l'essenziale si afferma con prepotenza sulle futilità, sul lettore che pian piano riscopre tra le mura di un modesto villaggio di montagna e tra fotografie di vette che sono riuscite a catturare la luce, i piaceri della semplicità, del bello nel minimo, dello splendore nelle piccole cose"
Fantastica recensione... Fantastica! ECCEZIONALE!
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