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Le cose passano sempre, come in un fiume
Pietro e Gloria, due ragazzini compagni di classe alle scuole medie, vivono in un paesino immaginario della Maremma Toscana (come mi è stato fatto correttamente notare nei commenti. Non so perché avessi scritto “Sud Italia”). Lui è timido, impacciato e con una famiglia problematica. Lei è bella, ricca e spigliata.
Graziano è un ex donnaiolo, un eterno Peter Pan che ha superato i quarant’anni e dopo tanto tempo decide di ritornare al paese natale.
Lo stesso di Pietro e Gloria. E di Flora, insegnante di Pietro che ha sacrificato se stessa per dedicarsi alle cure della madre malata e che attira ben presto l’attenzione di Graziano.
Il romanzo inizia con la bocciatura di Pietro e con un successivo flashback di sei mesi da cui si muovono le vicende dei quattro personaggi più importanti, attorno ai quali Ammaniti muove una schiera di macchiette tragicomiche ed ottimamente caratterizzate.
Uno dei temi principali del libro è l’amore. E due infatti sono gli intrecci sentimentali che fanno da motore all’intera vicenda.
Il primo, tra Pietro e Gloria, è qualcosa di nuovo e indefinito, al confine tra amicizia e cotta pre-adolescenziale, da sognare intensamente senza porsi troppe domande.
Il secondo, tra gli adulti Graziano e Flora, ha come nemici principali il passato e le abitudini, protratte per anni, di due stili di vita opposti.
E in mezzo a questi due intrecci principali, una serie di storie, digressioni, destini beffardi, amare verità, personaggi minori, eventi bizzarri, con il solito Ammaniti che è maestro di uno stile grottesco, ricco di descrizioni tanto realistiche quanto crude che mirano a destabilizzare il lettore per poi renderlo irrimediabilmente partecipe.
È un romanzo agrodolce, denso di sfumature malinconiche, tenero, spietato e assurdo al tempo stesso. Si può sfuggire al proprio destino?
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