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Morte di un uomo felice
 
Morte di un uomo felice 2015-04-02 17:13:16 ferrucciodemagistris
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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    02 Aprile, 2015
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"Eccezioni sempre, errori mai"

Il sostituto procuratore della repubblica, Giacomo Colnaghi, è un magistrato, sotto i 40 anni, che vive la Milano della fine degli anni piombo; siamo, infatti, nel 1981, quasi alla fine del recente periodo storico chiamato, appunto, “anni di piombo – strategia della tensione”. Il segmento temporale, anche se non perfettamente definito, che identifica tale periodo va dalla strage di Piazza Fontana del dicembre 1969 alla liberazione del generale statunitense James Dozier rapito dalle Brigate rosse nel gennaio 1982. Sono tante le sigle terroristiche che si diramano dalle storiche BR (Brigate Rosse), con le varie e famigerate colonne di fuoco tra cui quella denominata Walter Alasia, che, sebbene differenziate in formazioni combattenti “rosse” e “nere”, si prefiggono lo stesso fine: colpire lo Stato nella figura dei suoi più fedeli servitori e attuare la strategia della tensione con attentati terroristici che colpiscono nel mucchio e provocano decine di morti “casuali”.

In questo drammatico e tragico contesto, Giacomo Colnaghi segue con attenzione e duro lavoro di indagine le fasi che ritiene necessarie allo scopo di individuare i terroristi ma, principalmente, capire le motivazioni che inducono diverse persone ad agire in maniera cruenta e idealizzata; il suo pensiero, fuori da ogni schema stereotipato, lo convince che una volta capito il motivo basterebbe smontarlo con valide argomentazioni e, di conseguenza, ridurre drasticamente il fenomeno.

La narrativa romanzata si intreccia con i fatti realmente accaduti in quel tempo e con i nomi di giudici, politici, giornalisti e imprenditori vittime colpite all’improvviso e a tradimento; inoltre il protagonista rievoca mentalmente, con adeguate intervalli dal presente, la vita del padre, mai conosciuto, partigiano ucciso dai repubblichini fascisti nel 1944, raccontata dalla madre e dai conoscenti. L’epilogo lascia un po’ di amaro in bocca anche se intuibile sin dalle prime pagine.

La lettura è piacevole con dovizia di particolari che dà l’opportunità al lettore di ricordare/ripassare i vari e molteplici episodi inerenti il terrorismo politico degli anni ’70.

Un romanzo – cronaca ben scritto che fa riflettere sul perché della nascita di quelle formazioni e sulle contromisure adottate dallo Stato per fronteggiarle.

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Libri e saggi sugli anni di piombo
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Commenti

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questo libro già mi aspetta sullo scaffale, sarà una delle prossime mie letture, anche perchè continuo a trovare recensioni positive, come questa. chiara, bella e precisa
Grazie Pierpaolo; è un libro che riaffronta il drammatico periodo degli anni di piombo con tutti i suoi protagonisti. Ciao.
ciao Ferruccio, anche io ho apprezzato la rielaborazione di Fontana sul tema anni di piombo...
Sì, da apprezzare e per ricordare. Grazie. Ciao.

Ferruccio
Gentile Ferruccio,
ti confesso che non sono attratta da libri che sviluppano tali argomentazioni.
Sono rimasta però davvero tanto colpita da una frase che hai scritto:
"una volta capito il motivo basterebbe smontarlo con valide argomentazioni e, di conseguenza, ridurre drasticamente il fenomeno"...è un concetto che andrebbe molto approfondito...
Grazie
Sì; andrebbe analizzato e approfondito. Penso, al di là della trama romanzata, che certi accadimenti sono frutto di un pensiero che ha radici nella voglia di cambiamento insito in ogni essere umano: quindi il bisogno di cambiare e/o migliorare può essere raggiunto con le riforme, qualora esista un leader di elevato carisma,. altrimenti ci si può scontrare con ideologie non condivisibili ma che provocano, appunto, il terrore senza, peraltro, raggiungere quegli obiettivi prefissati. Grazi per il tuo commento. Ciao.
Ferruccio
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