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La ferocia
 
La ferocia 2015-03-29 07:57:05 pirata miope
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
pirata miope Opinione inserita da pirata miope    29 Marzo, 2015
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ROCOCO'

Le prime pagine dell’ultimo romanzo di Lagoia ti fanno lo stesso effetto di certi tetri edifici barocchi, ove le forme si attorcigliano in una sontuosità frastornante, cupa, respingente. Non c’è leggerezza nelle pagine di “La ferocia”, c’è al contrario pesantezza e fatica. Difetto o pregevole aderenza al putridume del contesto umano-animalesco della provincia italiana contemporanea? Sta di fatto che metafore attorcigliate e ossimori non delineano un percorso lineare, cronologico, si soffermano alla periferia dei pensieri dei protagonisti, e si arrendono all’impossibilità di coglierne l’essenza autentica. Sopravvivono intatti nel magmatico racconto i fondali, le superfici, i riflessi, la deformazione degli sguardi e dei gesti. Un surrogato di verità penzolante nel vuoto, lo svisceramento della pura apparenza su cui si ingegna Lagoia. La trama del romanzo è di fatto un eco di tanti episodi di corruzione ed arricchimento facile che costituiscono la parte più corposa delle nostre cronache: il fragile equilibrio della famiglia del palazzionaro Salvemini viene sconvolto dallo strano suicidio della figlia Clara, trovata morta sulla statale Bari-Taranto. Ma chi è davvero Clara e i chi sono i Salvemini? Il padre Vittorio è un imprenditore edile che partendo dal nulla edifica un impero intrecciando rapporti con il potere politico economico ed accademico: il Don Gesualdo di oggi si mimetizza perfettamente in un contesto accogliente per affinità di valori e comportamenti fino a diventare paradigma. Dunque il virus è condiviso, diffuso, nessuno ne è immune, e se occorre trovargli un termine questo non può essere che ferocia. Non c’è altro modo per definire la smania autodistruttiva che accumuna Clara e coloro attorno a cui gravita il suo universo: sesso estremo, cocaina, attaccamento morboso al limite dell’incesto, la nevrosi di un tormentato edonismo. Impossibile alzare lo sguardo a un Dio per averne almeno la pietà: persino i pivieri, stramazzando a terra, hanno perso l’innocenza del volo.

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Commenti

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Un bel commento, Augusto, anche se il giudizio sul libro non collima con il mio. A me è piaciuto molto, ma questo non vuol dire che tutti debbano fare le stesse considerazioni. Anzi poter avere prospettive diverse può essere molto utile. Ciao e buone letture.
In risposta ad un precedente commento
pirata miope
29 Marzo, 2015
Ultimo aggiornamento:
29 Marzo, 2015
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anch'io ho apprezzato il tuo, pur distanziandomene. A me ha lasciato perplesso lo stile e anche il contenuto..mi sembrano personaggio nell'insieme poco approfonditi...
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