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Una società per soli giovani
Il termine “rottamazione” da parecchi mesi è entrato nelle case degli italiani; non parliamo di automobili alla fine della loro vita dopo chilometri di strada macinata, bensì di uomini e donne da collocare fuori dalla vita pubblica, in una sorta di riposo a tempo illimitato per fare spazio al nuovo che avanza.
Prende le mosse da questa idea di rinnovamento la scrittrice Lidia Ravera, per tratteggiare una storia dal sapore amaro che impone al pubblico uno scenario aberrante, futuristico sì, ma intriso di immagini stranamente realistiche.
Il concetto di rottamare l'essere umano viene esasperato e spinto all'estremo per creare un racconto-limite, per disegnare ipotetiche strade che l'uomo potrebbe spingersi a percorrere, calpestando sentimenti, pensieri, valori, morale, insomma il cuore e la mente.
Quello offerto dalla Ravera è un paese programmato per utilizzare i propri cittadini finchè giovani, energici, produttivi e ricettivi, per poi destinarli ad un ritiro forzato dalla scena sociale, familiare, lavorativa.
Un mondo dittatoriale, molto vicino a quello orwelliano; asettico, freddo, brutale.
Crolla il valore del nucleo familiare, della vita di coppia, dei progetti per un futuro che verrà gestito da altri, sfumandosi tra le nebbie dell'annichilimento e della disperazione.
Con questo nuovo romanzo la Ravera cavalca l'onda di talune concezioni moderne, estrapolandole da certi filoni di pensiero politico per allargarle alla vita intesa in senso lato.
Cosa succede se un uomo giunto alla soglia dei sessant'anni viene considerato “scaduto” come un cibo guasto, come una batteria esausta?
Come crescono e come maturano i giovani senza avere al proprio fianco il sostegno di persone d'esperienza?
Può essere un futuro plausibile e migliore dell'attuale quello che preveda l'allontanamento coatto dell'anziano, del padre, del nonno?
La scrittrice non fornisce risposte, ma il lettore le desume strada facendo, addentrandosi con rabbia e insofferenza tra le pagine.
Il tema è forte e ben percepibile, tuttavia a tratti si avverte un certo calo di intensità narrativa, come se qualche falla si aprisse ed annacquasse il contenuto.
La trasposizione del malessere attuale in un quadro sociale futuro non è semplice da realizzare senza scivolare su terreni già battuti, detto ciò l'intento di Lidia Ravera è discreto nel proporre idee e immagini che è auspicabile che una società evoluta non raggiunga mai.
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Commenti
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Scherzi a parte, ho colto le tue indicazioni :-)
Ciao!
Nella realta' l'Inps non ci rottamera' mai. Siamo destinati alla pensione tombale.
:-) Non mi ispira, bel commento.
Sui contenuti, come sottolinea Emilio, il rischio di cadere in luoghi comuni è elevato; l'autrice si sforza di tenere alta l'attenzione del lettore, non sempre riuscendoci.
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Personalmente, della Ravera sono rimasto al suo brutto libro d'esordio (scritto con un altro allora giovane autore). Però, mi pare che questo stare sull'onda dell'attualità, per giunta su un tema ormai 'rottamabile' , rischia veramente di cadere nei luoghi comuni e 'sfondare porte aperte' . Ci vorrebbe un nuovo Balzac, altrimenti ...