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Il disprezzo
 
Il disprezzo 2015-03-23 06:49:21 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    23 Marzo, 2015
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L'Odissea di uno sceneggiatore

Quest'opera pubblicata nel '54, dopo i testi prettamente neorealistici dell'aurore ed ormai al crepuscolo del Neorealismo stesso, se non è il più bel libro di Moravia, sicuramente è quello di maggiore leggibilità.
Viene trattata la crisi del rapporto fra uno sceneggiatore cinematografico (per ripiego economico) e l'amatissima moglie. Sullo sfondo un film da realizzare sull'Odissea, l'ambiguo mondo del cinema e Capri, sempre ammaliante in tutta la sua bellezza.

Lo scrittore, osservatore attento delle interferenze tra fattori socio-economici e meccanismi psicologici, entra nei meandri dei sentimenti di questa giovane coppia e ne analizza, con precisione quasi chirurgica, le dinamiche palesi e recondite, catturando il lettore fin dalle prime pagine e tenendolo poi ben ancorato per l'intera narrazione.

Si inizia dai tempi del pieno innamoramento, quando "...non ci giudicavamo: ci amavamo", con la constatazione che "la felicità è tanto più grande quanto meno la si avverte". Ma la passione non si è trasformata in amore duraturo: l'analisi delle cause è impietosa; le conseguenze formano un dramma che trova rispecchiamento nella tesi del regista, col quale il nostro protagonista dovrebbe collaborare, secondo cui ''Ulisse non voleva tornarsene a casa, non voleva riunirsi a Penelope''; anzi era partito per la guerra proprio per allontanarsi dalla moglie da cui non era più amato. Pertanto ''il suo spirito di avventura (...) in realtà non è che un desiderio inconscio di rallentare il viaggio''.

Moravia, fin dai primi anni '50, ritorna quindi all'acuta analisi dei sentimenti e dei comportamenti, riallacciandosi cosi alle sue prime opere e usando o anticipando intuizioni della semiologia, che vedrà in U. Eco lo studioso più noto. Possiamo dire che supera la crisi del Neorealismo affinando uno strumento per lui non nuovo, ma che pochi scrittori in Italia al tempo possedevano: la psicoanalisi. Questa, però, non si dispiega aridamente, bensì armonizzandosi con le risonanze di una vasta cultura e con l'ambientazione nel mondo del cinema, che l'autore ben conosceva, col ricorrente conflitto fra arte ed esigenze economiche di spettacolarità convenzionale.
La scrittura, rigorosa e analitica, ben si adatta all'indagine intrapresa.

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Commenti

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Bella analisi, Emilio. Non conosco questo testo di Moravia, ne ho letto altri. Devo riconsiderarlo alla luce di quanto scrivi. In verità non è mai stato tra i miei preferiti.
Grazie Anna Maria.
Effettivamente, anche per me, non tutti i libri di Moravia sono 'leggibili' . Questo, però, è fra quelli più interessanti.
Bella recensione, è un libro che mi è piaciuto molto e mi ha fatto anche riflettere.
Federica
Grazie Federica. E' vero: è un libro che fa riflettere; più profondo di quanto possa apparire ad una lettura 'disimpegnata' .
L'ho sempre considerato un thriller psicologico: Emilia comincia a giudicare perché smette di amare o viceversa? Io credo che l'amore non sia mancato e il dramma è proprio la sua fine, o peggio, il sentimento di disprezzo inspiegabile che subentra al suo posto.
Segnalo il film di Godard nella versione originale sottotitolata (quella italiana, rimaneggiata, è una porcheria deprimente)
Io ce l'ho tra i libri ancora da leggere. Penso che lo proverò.
Ottima scelta quella di ricordare questo libro: l'ho trovato meritevole - parecchio tempo fa, a dire il vero - sebbene Moravia mi abbia deluso in altre occasioni.
Sì Cristina, c'è qualcosa di enigmatico che attraversa l'intera narrazione, anche se il disprezzo qui poggia su equivoci apparentemente (o logicamente) piccoli, quali la supplica di non essere lasciata sola in auto col produttore : richiesta non compresa o sottovalutata dal marito, fraintesa da lei come implicita complicità per secondi fini.
Grazie per l'iformazione.
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