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Il ravvedimento é sempre possibile
La volpe e le camelie è l’unico romanzo di Ignazio Silone non ambientato nella Marsica, bensì in Canton Ticino, anche se è accomunato agli altri dal tema della cospirazione politica e dalla presenza di taluni protagonisti che tanto richiamano, per caratteristiche e mentalità, i contadini della Conca del Fucino.
È certo il frutto, almeno in parte, di un’esperienza personale, quando l’autore, inviso al regime fascista, fu costretto a riparare in Svizzera e si sa per certo che l’idea di quest’opera maturò nel corso dell’esilio, tanto che in territorio elvetico Silone scrisse una prima bozza, sulla quale negli anni successivi ritornò più volte, ampliandola, dandole corpo, fino ad addivenire alla stesura definitiva verso la fine degli anni ‘50, e infatti la prima edizione, curata da Mondadori, è del 1960.
Il romanzo narra della vicenda di Daniele, antifascista del Canton Ticino e della figlia Silvia innamorata di Cefalù, un giovane che si scoprirà spia del regime fascista. Ma il contatto con un uomo integerrimo e amante della libertà, come è Daniele, e la scintilla dell’amore apriranno gli occhi a Cefalù, che preferirà porre fine tragicamente alla sua vita piuttosto che arrivare a quella delazione che avrebbe accusato il padre del’amata. Una vicenda semplice, in fondo, ma la qualità del romanzo non sta tanto nella trama, quanto invece nei suoi sviluppi, nella caratterizzazione dei personaggi e soprattutto in quell’innata capacità di Silone di non vedere l’umanità divisa nettamente fra tutti buoni e tutti cattivi, perché è evidente che ogni essere umano ha in sé i germi del bene e del male e che sta a lui la difficile scelta fra l’uno e l’altro, nonché a provvedere a un eventuale ravvedimento. L’autore sembra volerci dire che gli uomini sono più importanti delle loro idee politiche, che possono anche mutare, e che in fondo le colpe rimangono e che le loro conseguenze sono per forza di cose immutabili, mentre invece i colpevoli possono cambiare. È un modo di pensare di grande rilevanza civile, ma a ben guardare anche perfettamente in sintonia con il messaggio cristiano; in effetti si potrebbe dire non c’è uomo senza colpe e che non ci sono colpe senza uomini. In ciò ritrovo il miglior Silone, quello che mi ha avvinto con romanzi di grande spessore, come Fontamara, Il segreto di Luca, Vino e pane, Il seme sotto la neve e che forse ancor più risalta in un’opera meno conosciuta, ma di notevole rilievo quale L’avventura di un povero cristiano, in cui l’antitesi fra coscienza e potere è esposta in modo semplicemente perfetto.
In ogni caso, anche in La volpe e le camelie l’autore ama guardare più l’uomo che gli uomini, l’individuo considerato a sé stante, inevitabilmente imperfetto, una meteora con poca luce che passa e che va, ma un uomo, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, nei cui confronti e anche verso se stesso nutre in fondo un grande rispetto non disgiunto da una vena di pietà.
Da leggere, senza alcun dubbio.