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Notturno per violoncello solo
Ho letto un libro bellissimo, dove la narrazione e le parole scorrono come un fiume sotterraneo o interiore; dove la luce non è mai quella del giorno pieno, anche quando si parla di pieno giorno, ma è quella onirica e sbieca, espressionista e romantica, di un palcoscenico polveroso, d’una lanterna magica, d’un teschio vuoto e pensante, illuminato dall’interno. Un libro ispirato e fluente, nutrito da una corrente interiore fascinosa che ti avvolge e ti costringe a non staccarti dalla lettura, a isolarti dalla realtà e ad arrivare fino all’ultima pagina prima che te ne sia reso conto.
Un libro in cui la poesia risplende e brucia, sulfurea, nella leggenda impietosa della pavidità umana.
Si svolge, ed è proprio il caso di dirlo, come un nastro vellutato ed oscuro, in gran parte a Parigi, con una puntata a Venezia. E già questo fa venire i brividi, perché ci vogliono davvero un gran coraggio e una grande e sicura incoscienza a confrontarsi con due icone dell’immaginario come queste senza temere di cadere nell’olografia e nella banalità. Cosa che però non accade mai, tanto è intensa e mai scontata, la corrente compositiva.
Questo libro é un romanzo e s’intitola “Notturno per violoncello solo”, sottotitolo: “Confessioni di un musicista incantato da una sirena”. L’autore è Pablo Lentini Riva e chi ha trovato e pubblicato questa perla corrusca è la piccola casa editrice Ellin Selae, con sede a Murazzano, provincia di Cuneo (www.ellinselae.org).