Dettagli Recensione
STORIA E LETTERATURA
Persone vittime di una guerra che non hanno voluto, chiamati a combattere per ideali che celano invece oscuri obiettivi dei potenti, che muoiono per cause che non conoscono. Vittime di una Guerra che ha distrutto un paese, il nostro paese. In questo quadro di desolazione conosciamo la famiglia protagonista del romanzo. Una famiglia di modeste condizioni che fin dalle prime pagine commuoverà il lettore. Ida Ramundo, vedova e madre di Nino, subisce a Roma nel 1941 la violenza di un soldato tedesco. Incredibile come un atto così bestiale e ai limiti della comprensione umana generi una prodigiosa creatura innocente, Giuseppe detto Useppe. Sarà proprio l’innocenza infantile di questo bambino, il suo modo tenero di vedere la realtà, i suoi giochi e le sue risate su uno sfondo di morte, a dare uno spessore maggiore a questo romanzo. La famiglia subirà tutte le traversie della Grande Guerra, dalla perdita della casa alla scomoda convivenza con altri sfollati, al disagio che solo coloro che hanno vissuto quei duri anni possono comprendere, un disagio dato dalla perdita di qualsiasi bene. Nino, il figlio maggiore, come la maggior parte dei giovani dell’epoca si fa smanioso davanti agli eventi. Il desiderio di crescere in fretta, la voglia di libertà e di indipendenza lo portano prima tra gli schieramenti fascisti, poi la personalità ribelle lo conduce tra i partigiani, e infine il suo coraggio lo rende vittima della polizia. Nino, un giovane come tanti, morto prima di vivere. Il piccolo Useppe invece resta vittima del suo male, l’epilessia. Un bambino che nonostante le circostanze riesce a vivere la sua infanzia come fosse in una bolla di sapone. Elsa Morante con tono distaccato ma non indifferente racconta la storia di questi uomini, la storia degli umili, delle persone che se pur sconfitte sul campo di battaglia sono vincitrici nella vita e quindi nella storia. In un solo libro vengono affrontate tematiche importanti come la guerra, la violenza, il mondo dell’infanzia collocato in un’atmosfera a dir poco magica. L’aspetto realmente affascinante è che tutto ciò che è brutto, la malattia, la morte, la guerra è escluso dalla visione infantile. È come se Useppe non vedesse la realtà che lo circonda. Guarda con gli occhi di un bambino e attraverso una sana fantasia rielabora dentro di sé un mondo fantastico. Così per Elsa Morante l’infanzia diventa non solo “innocenza ignara ma anche vitalità immediata e gioiosa”. Un romanzo che tocca i cuori anche dei più duri e cinici. Un romanzo che emoziona perché all’interno contiene un ingrediente straordinario: la verità storica che si mescola alla letteratura.