Dettagli Recensione
Lacci di Domenico Starnone
Imperdibile questo romanzo di un autore che non avevo ancora letto (e mi vergogno un po’ a dirlo). E’ in scena una famiglia, con le sue dinamiche di ripicche, slealtà, tradimenti e litigi; una famiglia che si trascina, raccontata dai diversi punti di vista della moglie, del marito e della figlia ormai quasi cinquantenne. Un libro suddiviso in tre parti, ciascuna con un diverso narratore che espone, parlando al presente, il suo punto di vista sulla storia di questo matrimonio. Nella prima parte troviamo una moglie disperata, che tenta di fare tornare a casa il marito fedifrago che se n’è andato di casa per stare con l’amante più giovane. Una storia terribile, perché molto comune, raccontata in modo lucido e senza sconti per nessuno: nemmeno e soprattutto per la moglie tradita. Un matrimonio piccolo borghese nato per caso negli anni ’60, quando ancora c’era la convinzione (anch’essa molto borghese) che il matrimonio ”dovesse” durare per sempre. Una moglie che, pur accorgendosi di essere disamorata, cerca di fare tornare a casa il padre dei suoi figli, tirando i lacci che l’hanno legato a lei il giorno del matrimonio. Puntando sul senso di colpa dell’uomo verso di lei (che non lavora e quindi non ha modo di mantenersi), ma soprattutto verso i figli, che lui ha abbandonato da un giorno all’altro, cerca di riportarlo a casa. Un marito che, anche quando decide di tornare, continua ad avere amanti in carne ed ossa, ma soprattutto a tradirla con il ricordo di Lidia (l’unica donna che lui abbia veramente amato e che ha lasciato andare, per tornare dalla famiglia).Nella seconda parte parla il marito, il codardo, che scappa dalla vita monotona di Napoli e da una moglie casalinga, per assaporare la capitale insieme a una donna molto più giovane, più colorata e soprattutto realizzata. Un’amante che lui continua a ritenere solo uno sfogo fisico e che solo più avanti si accorge essere l’unica donna che amerà nella sua vita. La sua storia, raccontata nel 2014 (quando i due sono ormai anziani) di due vecchi costretti a una convivenza senza amore, un matrimonio fondato sulla repressione reciproca. Lo definisco codardo perché non ha nemmeno il coraggio di sostenere la propria scelta, restando fuori casa e cercando di vivere felicemente la propria vita. Non riuscendo a fare pace con i suoi sensi di colpa, codardamente torna a casa, senza essersi pentito, ma solo “per dovere”.Nella terza parte parla la figlia, una delle due parti più lese e parla dei sentimenti contrastanti verso i genitori: un padre che è stato assente anche (e soprattutto) quando presente e una madre che ha passato la vita a sfogare le proprie frustrazioni su marito e figli. Un romanzo forte, intenso e drammatico, che parla di lacci emotivi che è sempre molto difficile sciogliere. La cosa più agghiacciante è che entrambi, fino alla fine, tradiscono la loro stessa vita, adattandosi a un amore-non amore, a un matrimonio inesistente e a una convivenza forzata. La riconciliazione è molto più devastante dell’abbandono.
Alcune frasi rappresentative:
La moglie a lui, nelle sue lettere: “Tu non sei capace di prendere l’iniziativa, lo so, o ti tirano dentro o non ti muovi”; “…Non bastava restare quasi identica a quando ci eravamo conosciuti e c’eravamo innamorati, anzi forse lo sbaglio era quello, bisognava che mi rinnovassi…”; “… Ci muoviamo credendo che il movimento delle gambe sia nostro, ma non è così, la sicurezza delle gambe è solo il risultato del nostro conformismo”; “Continuerai così per sempre, non sarai mai quello che vuoi, ma quello che capita” e infine “Quando mi hai lasciata, ho sofferto soprattutto per quello che di me ti avevo inutilmente sacrificato… Mi sono sentita stupida, non ero stata capace di andarmene prima di te”. Lui, nella seconda parte del libro: “Dalla crisi di tanti anni fa abbiamo imparato entrambi che per vivere insieme dobbiamo dirci molto meno di quanto ci taciamo. Ha funzionato”. La figlia, nell’ultima parte: “Gli unici lacci che per i nostri genitori hanno contato sono quelli con cui si sono torturati reciprocamente per tutta la vita”.
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