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Accettare questo appuntamento è stata una pazzia
“L’appuntamento” di Piergiorgio Pulixi si svolge in un ristorante come tanti. Ma la dinamica dell’appuntamento è insolita (“Mi dica, cosa si aspetta da quest’appuntamento?”), imprevedibile (“Questo è il mio primo appuntamento. Non sapevo a cosa stessi andando incontro”), perché la matrice dell’incontro non risiede in una relazione d’amore o d’amicizia. Nossignori, l’appuntamento è preordinato all’estorsione dei sentimenti prima ancora che del denaro.
La cena si svolge al ritmo incalzante di minacce (“Qualcosa nei miei occhi le fece capire che era meglio obbedire”) e violenze – verbali e corporali – che gettano la donna nel baratro dell’ansia e della paura.
Qual è il motore di questo comportamento perfido?
L’istinto sadico (“Lei non sa nemmeno cosa sia un sadico, cosa si provi ad avere il controllo totale su una persona. Paola mi servirà a dimostrarglielo”)?
Il desiderio di spettacolarizzare le pulsioni più torbide?
La noia (“La noia. Sono una persona che purtroppo si annoia facilmente. È per questo che sono entrato nel giro degli appuntamenti. Per noia. Per il brivido del proibito. Per il sapore esaltante del potere…”)?
Laura Durante non sta al gioco. Tenta di opporsi all’oppressione esercitata dal suo aguzzino e, mentre le ore scorrono sulle pagine del racconto come nel display dell’orologio, la donna riesce a rivoluzionare il corso del corrosivo scontro a proprio vantaggio.
Ma il narratore è vendicativo e non accetta supinamente la rivincita di Laura. Attua la sua vendetta (“In un mondo dove l’apparenza è tutto, basta un attimo per rovinarsi. Basta una foto, un video, uno status su Facebook…”), che deflagra con la potenza distruttiva di un esplosivo, travolgendo affetti e strutture della vita quotidiana.
Gli effetti catastrofici della vendetta pongono inquietanti interrogativi sulla precarietà della sfera privata (“E i segreti, di nuovo, sono la moneta più preziosa attualmente in corso”), sempre più dominata dalle incursioni e dalle intromissioni di chi sa controllare i meccanismi di una società che ha spostato il proprio asse portante dalla realtà alla virtualità.
La storia è cinica, piena di capovolgimenti di fronte scanditi dall’inesorabilità del tempo e dei dialoghi. Lo stile è incalzante, ritmato dalle forze oscure che si agitano nel nostro mondo e gettano nello sgomento…
Bruno Elpis
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Commenti
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dal punteggio si desume che l'aspetto meno convincente è il contenuto
@ Cri: no, leggendolo non si ha la sensazione di leggere la Nothomb... :-)
@ Silvia e Cri: forse crisi da rigetto di noir? :-)
Ciao
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