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Variponti.
« [..] Sono un asino greco, color asino, altezza media, pancia bassa, schiena curva, occhi non so, età tre quarti, ex isolano, ex randagio, inutile, adottato». Questo è Raimond, o almeno è ciò che crede di essere. Per tutta la vita il suo lavoro è stato quello di “portare pesi” condizione che lo faceva sentire appagato, nel posto giusto. Ogni giorno il suo operato permetteva di costruire qualcosa, di raggiungere un obiettivo e questo infondeva in lui quel senso di gratificazione che può darti solo il saperti utile. Poi la svolta. L'età che avanza e tutto cambia. Non sei più un asino costruttore, le ginocchia non ti reggono e così ti mettono a trasportare le valige dei turisti, tu pensavi che non se ne sarebbero accorti perché facevi di tutto affinché solo di notte dolore fosse libero di manifestarsi, ed invece no, loro lo hanno notato e ti hanno spostato. E proprio quando credevi che avresti concluso li la tua carriera – nonché vita – ecco che ti ritrovi sul “mezzo blu” e sai che in qualsiasi momento utile sarai scaricato in qualche luogo: sei un randagio.
Intanto che queste considerazioni si fanno spazio nell'animo di Raimond un oggetto alto quanto un cartone di latte compare in lontananza. Ma che cos'è? Avanza a passo spedito eppure... eppure... carta? Ma siamo sicuri? Un libro? Si, è proprio lui. Il suo nome è Res e non ha intenzione di lasciare il nostro asinello sul suo tanto amato ciglio della strada, Variponti è la loro destinazione: in quell'angolo di Mondo tutti sono inutili ma felici. Su uno dei prati che lo compongono legherà con Garibaldi, il ciuchino burbero, riservato, cinico e deciso che insieme a Res si riscoprirà essere il compagno di avventure perfetto per il nostro demoralizzato protagonista, ma farà anche conoscenza della ballerina del carillon piangente, dei trapiantatori di primule, dei guardatori della luna, dei principi azzurri, dei tagliatori di meloni, degli scollatori di francobolli, degli scalatori, dei costruttori di aquiloni, dei cantori, dei pittori, dei letterati e di... Guglielmo anche detto Gulli o Ulligulli. E' proprio questo bambino di undici anni che spingerà Raimond a riflettere poiché questo; è l'emblema del timore di reagire, è l'impersonificazione di quel dolore silente determinato dalla prepotenza altrui, è colui che a testa alta cerca di far valere le sue ragioni civilmente e che finisce con l'essere preso di mira dai bulli della scuola, colui che viene mangiato dal Mondo. E Raimond questo non lo sopporta. Vuole far capire a Guglielmo che lui deve sempre combattere, non solo quando in mano ha la spada della scherma, ma anche quando ne è privo. Nessuno deve approfittarsi di lui e della sua timidezza, non deve aver paura di far valere le sue opinioni, deve anzi farsi coraggio ed uscire dal guscio che si è costruito.
Ma per poter far comprendere questo a Guglielmo, deve essere lui stesso il primo a riflettere su se stesso. Deve accettare il fatto che una parte della sua vita è trascorsa ma che la sua fine non è ancora giunta, di tempo ne ha ancora e altre avventure lo aspettano. Non è inutile, si sente semplicemente tale. La mutevolezza della realtà è un dato di fatto, una certezza ma noi non siamo inutili, il nostro passare a qualcosa è servito.
“E' sempre così, il ciglio: si prende tutta quella polvere, la trattiene. Lo fa per regalarci un segno,il segno che ci siamo mossi, che la nostra vita è vera, che non è stato tutto un nulla il nostro passare. Per questo è bello sedersi sul ciglio di una strada, ora l'ho capito meglio: perché tocchiamo il segno che esistiamo, che siamo stati vivi, almeno per un po”.
Ed ama leggere perché quando le parole scorrono dinanzi ai suoi occhi prova dei sentimenti, inoltre la lettura lo fa sentire un altro, lo fa sentire tutti. Egli è al tempo stesso Sandokan e Madame Bovary, ma anche Robin Hood, Cyrano de Bergerac, Don Chisciotte, il Principe ma anche il Povero, Robinson Crusoe, il commissario Maigret, la fata turchina etc etc poiché solo questa può trasportarlo in quei mondi così lontani dove il dolore per il passato non esiste più, dove non vi è il timore del tempo che passa e dell'inutilità che sopraggiunge, vi è soltanto l'adesso ed il lascito di un racconto che ti ha cambiato la vita, che resterà con te per sempre. Ama i tre moschettieri, si sente ognuna di queste personalità ricamate sulla pelle ed in particolare il passaggio in cui il padre dice al figlio « Con il coraggio, non dimenticate, con il coraggio soltanto un gentiluomo oggi si fa strada. Chiunque trema un attimo, lascia forse sfuggire l'esca che, proprio in quell'attimo, la fortuna gli tendeva». Sii coraggioso, sembra sussurrare al lettore « se non tremi, la prendi al volo l'esca » perché sempre ispirandosi al classico citato « Siete giovane, dovete essere coraggioso per due motivi: primo, perché siete guascone, perché siete mio figlio ».
Sulla falsa riga di una favola la Mastrocola ci regala un romanzo ricco di contenuti e di riflessioni. Stilisticamente ben scritto, con linguaggi calzanti per ogni personaggio che viene introdotto, l'autrice dona al lettore un racconto breve ma intenso da gustarsi un poco alla volta, piano piano e senza fretta. Il lascito di questo testo non è forse immediato quanto indelebile. Sembra chiederci Raimond: - “cos'è che riempie davvero la nostra vita? Sentirsi inutili non è alla fin fine altro che una condizione mentale?”- . E chissà forse l'inutilità è soprattutto un sentimento ma chiunque può trovare quella scintilla di vita proprio con quel qualcosa di inaspettato. E perché no, alla fin fine potrebbe giungere a riscoprire persino sé stesso o magari a trovarlo per la prima volta.. E come accade ai protagonisti di questa storia potrebbe capitare anche ai suoi lettori.
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