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Una vita dura
Case fatiscenti, lampioni singhiozzanti, strade buie peste, sagome appostate in angoli bui in attesa della botta, chi d’amore, chi di droga. Non è un quartiere abbandonato, è la Fortezza, occupata abusivamente da un popolo senza mezzi e speranze. La criminalità e il degrado sono ad alti livelli, l’unica garanzia è la fedeltà familiare, nella pochezza brilla e si rafforza l’unione, nella disperazione non c’è solitudine.
Lì dentro ci nasci, nessun si trasferirebbe di propria spontanea volontà in un postaccio del genere, peraltro sorvegliato a mano armata da spietati guardiani invisibili. Nasci con il peccato originale più peccaminoso degli altri, sei figlio di uno della Fortezza, occupi il gradino più basso della società, sono affari tuoi, campare è un problema solo tuo, buona fortuna … tanto manco ti sfiora quella, scavalca i muri di cinta e va oltre, verso orizzonti migliori.
Il dna non è un capriccio. Puoi provarci a farti una vita normale, però è un lavoraccio faticoso, uno sforzo quotidiano sfiancante, ma non è impossibile. Stai alla larga dalla droga, dalla delinquenza, dalle schiene fallate e rimboccati le maniche. Manda una preghiera lassù, chiedi che qualcuno guardi giù per un momento soltanto, è sufficiente, puoi ritrovarti oltre la collina con una ragazza a posto. Insieme, graffiandovi, scorticandovi, forse impari l’amore e l’altra vita, quella vera, quella che fa male e bene allo stesso tempo, quella che si srotola ogni giorno con gioie e dolori, ricordarti, più bellezza che bruttezza.
Forse dovrai toccare il fondo, forse dovrai sentirti una bestia, sicuramente dovrai vomitare bile e rabbia, versare sangue e sudore, ma se lo vuoi davvero, forse puoi voltar pagina, non dimenticare mai la tua famiglia, le tue origini, un monito, un bisogno, un dovere, un diritto.
Questo è il seguito (indipendente) del ”Il rumore dei tuoi passi” meno toccante, più speranzoso, crudo e sboccato, in perfetta sintonia con il contesto.
Concludendo, a chi ha apprezzato il primo lo consiglio vivamente, a chi non ha mai letto nulla della D’Urbano lascio un invito alla lettura di realtà sempre più diffuse.
“ Tu sei la mia ferita, sei un nodo che non si scioglie. Tu non sei di questo mondo, non gli appartieni. Questo posto non ti merita, io non ti merito ma non me ne frega niente, è qui che devi restare. Non ti voglio in nessun altro luogo, non posso tollerare che tu sia lontana da me e mi dissangua la tua assenza. É con me che devi stare.”
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Commenti
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Ho letto Il rumore dei tuoi passi...metto in lista.
Grazie, Pia
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