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Una generazione perduta
Aurora e Giovanni, giovani e innamorati negli anni settanta. Anni duri, difficili, inquieti. Sono gli anni in cui infuriano il terrorismo, le brigate rosse, la contestazione nelle università, gli anni degli indiani metropolitani, degli ideali delusi e delle ideologie vanificate. C’è chi ce l’ha fatta, c’è chi si è perso. E Aurora e Giovanni sono lo specchio di questo tempo pieno di contraddizioni, in cui i giovani sono alla disperata ricerca di qualcosa che dia un senso alla loro vita, che restituisca una parvenza di giustizia alla società di cui non si sentono più parte. Tra loro qualcuno ha solide basi culturali, qualcuno, più impreparato, si lascia trascinare da facili entusiasmi in un gioco più grande di lui. La lotta politica di Aurora e Giovanni inizia come ribellione all’autoritarismo dei genitori e con il rifiuto di quei principi borghesi di cui essi sono il simbolo, pur appartenendo ad ambienti diversi. Aurora è profondamente critica nei confronti del fascistissimo padre, Giovanni non sopporta il perbenismo del padre avvocato. L’evidente contrasto generazionale è uno dei temi fondamentali del romanzo. La decisione di unirsi con il vincolo del matrimonio, indispensabile per garantire un’alea di rispettabilità alla bambina che sta per nascere, nuocerà irrimediabilmente ai rapporti tra i due giovani.
Ed è qui che il mondo di Aurora si allontana da quello di Giovanni. È lei che assume su di sé tutte le responsabilità della vita quotidiana, mentre lui insegue il sogno dell’eroe negativo che vuole realizzarsi nel compiere eclatanti gesti rivoluzionari. La fragilità che lo caratterizza lo condannerà a ruoli gregari e insignificanti di cui egli stesso ha orrore e si troverà ben presto prigioniero della sua debolezza. Solo il rapporto tenero e disinteressato con la figlia Mara riuscirà a restituirgli in parte quella dignità perduta. Ed è di nuovo il rapporto padre- figlio al centro del romanzo, un tema che si propone come leit-motiv, quasi a volere sottolineare che gli errori di questa parte di gioventù non sono attribuibili interamente agli stessi giovani, ma in modo rilevante alle generazioni che li hanno preceduti e li hanno messi al mondo. Un libro estremamente amaro che non fa sconti a nessuno, ma che procede con obiettività ed equilibrio. Non è un libro che si può leggere tutto d’un fiato. In alcuni passaggi è un vero pugno nello stomaco. Sicuramente non ci sono assoluzioni, ma in fondo neanche condanne. È solo la cronaca di una stagione di errori nel pubblico come nel privato. È la cronaca della vita.
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Mi piacciono i libri che colpiscono e questo credo sia uno di quelli.
Un periodo della nostra storia interessante e delicato.
Complimenti
Riccardo