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Che cos'è la verità?
Che cos'è la verità? Possiamo fidarci delle notizie così come ci vengono trasmesse dai giornali, persino di quelli che appaiono meri resoconti cronachistici? Sembrano queste le principali domande che vuol generare Eco con il suo ultimo romanzo. Fin dalle prime battute, dopo lungo tempo che non leggevo un suo scritto, si è risvegliato il mai sopito amore per questo scrittore e il suo stile unico. Intrigante e lucido, ironico e drammatico, ci racconta i misteri della nostra storia recente mettendo in dubbio le versioni ufficiali e poi rimettendo in dubbio le nuove versioni qui fornite. Il grottesco Braggadocio, la tenera e intelligente Maia sono i personaggi che emergono da un insieme tragicamente vero. Il protagonista è uno spettatore (verrebbe quasi da dire: lo spettatore, allo stesso modo del lettore) e noi restiamo invischiati nei suoi stessi dubbi e timori. Una meditazione iperrealista che diventa thriller, nello stile dell'Eco migliore.
Tuttavia, mi dispiace segnalare un neo che non avrei voluto trovare: alle pagg. 77 e 89 il verbo intravedere è scritto "intravvedere" e a pag. 121 "la maggior parte" diventa il soggetto del verbo "sono". Peccato, sono errori un po' troppo banali per un così bravo autore.