Dettagli Recensione
Un buon maestro
" Ma non crediate che io stia per svelare un mistero
o per scrivere un romanzo."
E. A. Poe
Lo chiarisce subito, con la citazione in esergo, il suo intento.
L'opera, vista la fortuna de "il giorno della civetta", sfrutta ancora una volta l'impianto narrativo del giallo perché l'autore, consapevole che ad esso " una buona parte dell'umanità si abbevera", con il suo tramite può perseguire il suo intento pedagogico, proprio come un buon maestro. Ancora una volta, come nelle migliori prassi didattiche: repetita iuvant; cambiano movente (il delitto è ora passionale e di stampo mafioso), i protagonisti ( non più l'emiliano Capitan Bellodi ma il più siciliano Professor Laurana) ma invariato è il finale ( vince la connivenza).
Nonostante la scelta di un siciliano come conduttore delle indagini, si chiarirà progressivamente che l'effetto da ottenere è quello di creare un assurdo: il suo novello investigatore è un ingenuo, l'epiteto di cretino che gli si riverserà addosso, il monito di Sciascia a chi ancora non aveva ben chiare alcune interdipendenze. Insomma un personaggio facile da amare che monta il suo ruolo come un vero cavallerizzo senza accorgersi che non conosce né l'arte del cavalcare né tantomeno il cavallo e le sue andature. Si troverà disarcionato ancora prima di capire, mentre l'ironia dell'autore attraversando un paese, un territorio, una nazione beffeggerà chi non capisce il limite della giustizia che cessa di esistere quando è male amministrata.
Lapidario quindi il monito :"A ciascuno il suo".
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