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Tom & Jerry
“Smith & Wesson” (di nome sono Tom & Jerry!) sono gli originali interpreti di quest’opera di Alessandro Baricco.
Wesson vive in prossimità delle cascate del Niagara (“Ho un chiosco, giù, alle cascate… souvenir”), conosce il fiume (“Guardo i colori e guardo come si muove il fiume, quanto è alto, quanto è veloce…”) e ivi pratica un’attività inconsueta (“Lei negli ultimi ventiquattro anni ha ripescato 127 corpi dal fiume…”).
Smith giunge lì per sfuggire a un passato truffaldino (“Sta di fatto che è ricercato per debiti in quattro stati dell’Unione”).
Ai due strani tipi si associa “Rachel Green… inviata del San Francisco Chronicle”.
La ragazza è alla ricerca di un’affermazione come giornalista e scrittrice (“Allora la notizia la creo io”) ed è disposta a tutto pur di emergere. Emergere nel vero senso della parola, visto che i tre squattrinati (“Bene, coi miei fanno in totale circa diciannove dollari”) insieme concepiscono un’impresa folle: Rachel tenterà un salto dalle cascate in una botte di birra (“Bisogna infilare quella ragazza in qualcosa che galleggi…”) e verrà ripescata da Wesson (“C’ho la mappa in testa. La mappa del fiume. Me la sono costruita a forza di provare…”).
All’inventiva di Smith viene invece affidata la messa a punto dei dettagli tecnici del grande salto (“Le ho applicato alla parete della botte un carillon, quando parte lei tira la cordicella, lui inizia a suonare. La carica dura tre minuti e dodici secondi: è il tempo che lei ha prima che finisca l’aria”).
Sullo scenario delle “Tre sorelle” (le isolette nel fiume), di Tower Rock e di Great Falls (“Per lui quelle non erano cascate, erano un palcoscenico”) si scatena un finale apoplettico (“Sono cinquanta metri che finiscono all’inferno, Wesson!”): mentre il teatro si trasforma in botte, gli spettatori puntano i loro occhi atterriti sulla sorte di Rachel e Smith & Wesson si trasferiscono in Messico (“Smith & Wesson, spara con noi”)...
La storia è piuttosto coinvolgente: inscena le paure (“Non ho mai sofferto di vertigini, giuro”) e il dramma umano della ricerca della fama e del successo attraverso la spettacolarizzazione delle proprie abilità (“Seminiamo immaginazione, e follia e talento”) e dei propri istinti naturali di affermazione.
Bruno Elpis
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