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Il barbone e la fanciulla
C’era una volta uno straccione che viveva ai margini delle strade appresso ai cassonetti dell’immondizia alla ricerca quotidiana degli scarti altrui, vegliato costantemente da un colombo. Chi sono i due amici? Non si sa con precisione, l'identità dettagliata non conta. Ma quale brutto tiro ha giocato loro la vita? Anche questo è da ignorare, il passato è chiuso ermeticamente, resta il presente, il fatto che lui sia un barbone amico di un colombo.
Ma un giorno, una meravigliosa fanciulla sofferma il suo sguardo sul vecchio e se lo porta a casa. Dolcemente lo lava, lo depila, lo spulcia, lo ama. Ma perché la ragazza si comporta così? Si è innamorata davvero? Vuole giocare? Ha qualche secondo fine? Pare una coppia male assortita.
Il tempo passa e la giovane cambia. Mette alla porta il vecchio senza assicurargli mezzi e speranze. Lui si riprende la vita di prima che vita non era, stenti, patimenti, crepacuore, dove lo condurranno? Tutto può ancora accadere, è una fiaba.
E la ragazza? Lo cerca? Si ritrovano? La risposta è … chi lo sa? Forse in questa vita no, forse si incontreranno per le vie della città dei morti, o forse lei si sposerà con un belloccio benestante, forse lui resusciterà e diventerà un fantasma o forse magicamente si uniranno e diventeranno inseparabili in una società migliore dove tutti avranno un loro posto.
La narrazione è fluida, la lettura scorre velocemente, una penna curata e armoniosa. Un’idea particolare, raccontare una fiaba in chiave moderna. Ma, a differenza dei classici che hanno una morale, un messaggio finale ben chiari, di questa non ne ho colto appieno il senso. Certe descrizioni evitabili, sembrano quasi una denuncia sociale sulla qualità della vita di persone in difficoltà, una critica verso una società che emargina, schiaccia, rifiuta, sfrutta, priva di valori e di giustizia. L’impossibilità di una amore tra una giovane fanciulla e un anziano in pessime condizioni è talmente ovvia da essere inspiegabile e assurda. Il non menzionare il passato dei protagonisti amputa la storia stessa, è meglio avere un preciso inizio e una fine decisa. L’abbandono, la separazione sono passi dolorosi che andrebbero smussati per il contesto in cui si trovano, per lo stile e i toni utilizzati, leggeri, fiabeschi, altrimenti il narrato prende le sembianze di un dramma e se così deve essere che lo sia fino in fondo (o forse è meglio indorare la pillola?).
Concludendo, avrei preferito comprendere esattamente ciò che ho letto, mi è sfuggito evidentemente qualcosa, resta comunque una lettura strana, da provare.
“Avevo spento tutte le luci della mia casa e della mia vita … avevo chiuso tutte le porte … mi ero messo a dormire in strada … Ogni cosa ti delude le persone non sono quelle che dicono di essere, ti dicono che sono una cosa e invece sono un’altra..le persone ti ingannano, ti feriscono, ti fanno del male … Come si fa a vivere in un mondo simile?”
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Commenti
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dell'autore ho letto solamente La lucina, ed anche là è abbastanza criptico e particolare nei suoi messaggi..
sicuramente sono romanzi che vengono percepiti in maniera differente da ogni lettore
Allora potrebbero esserci davvero più significati:
- la terra è l'inferno, la città dei morti il purgatorio e la villa il paradiso?
- una pura storia d'amore che va oltre la morte (anche se per ben 3/4 del libro non si accenna da parte della ragazza a nulla di tutto ciò). Non si parla proprio di sentimenti ed emozioni provati da entrambi i personaggi, solo poi con l'abbandono incontriamo la delusione e il dolore.
- un ritorno all'essenza delle cose, abbandonare case e tutto quanto?
- un messaggio di carità, aiutare il prossimo, andare oltre le sembianze? Ma stride poi con l'amore passionale.
Non si può negare che sia un libro utile alla riflessione!
Ciao cara Sary, Pia
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