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IL SOGNO DI MATTIA PASCAL
Forse Mattia Pascal, il noto personaggio di Pirandello in fuga dalla propria identità, sognava un mondo in cui avere un nome e un cognome non avesse più un valore certo, e si potesse con naturalezza trasmigrare da condizione e continenti ad altre condizioni e ad altri continenti: L’universo in cui vive Andrea Luna, protagonista del romanzo di Fabio Geda, insegnante precario in Italia, barbone a New York e infine clandestino nel deserto messicano, è leggerissimo, svapora senza peso davanti agli occhi di chi lo abita. Andrea non trova e nemmeno cerca appigli nei luoghi dove fa la sua apparizione prima dell’ennesima ripartenza verso un altrove purchessia: ad allontanarlo dalla città d’origine dove vive stabilmente con la moglie Agnese, lavorando come docente a tempo determinato, non è la sofferenza, anzi è il sentirsi sospeso in un limbo dove dolori ed emozioni lo raggiungono attutiti. Lo stato d’animo non muta a seconda dei cieli sotto cui emigra. A spingerlo verso una strada senza ritorno è una mostra al Metropolitan di New Yord e in particolare un quadro: “Il figliol prodigo” di Rembrandt. In quel dipinto infatti Andrea trova la chiave per dare senso alla sua esistenza di anima errante incapace di trovare un ubi consistam: per essere qualcuno e qualcosa, occorre che qualcun altro ci accolga dopo un lungo peregrinare. Ed è la disponibilità ad accogliere lo sconosciuto che bussa alla porta a dare significato al concetto di identità: non si nasce, essendo qualcuno, ma lo si diventa, lo si conquista sul campo e mai definitivamente.
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Saluti
Riccardo
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