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Numero Zero
 
Numero Zero 2015-01-14 19:57:34 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    14 Gennaio, 2015
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Only connect.

Only connect. Proprio il sottotitolo dell’opera “Casa Howard” di E.M.Forster, che Eco pone all’inizio di “Numero zero”, è la chiave di lettura del suo ultimo originalissimo romanzo.
Protagonista della storia è un giornalista desideroso di affermarsi che viene ingaggiato come ghost writer dal direttore d’un giornale perché racconti, a nome suo, l’anno di lavoro speso a preparare un quotidiano che non avrebbe mai visto la luce.
Sin dalle prime pagine si evidenziano i rapporti a volte ambigui, a volte compromettenti tra editore e direttore, si capisce come la libertà di stampa possa venire spesso condizionata, se non tradita, da valutazioni di interesse e opportunismo. È il direttore Simei, che si rivela immediatamente nella sua dimensione truffaldina, a svelare a Colonna, il protagonista, alcuni trucchi per condizionare l’opinione del lettore. È così che si spiega l’uso delle virgolette per introdurre frasi di persone intervistate su un certo argomento, quando non si abbiano fonti attendibili, avendo cura di inserire per ultime le opinioni su cui si vuole dirottare l’attenzione. Traspare qui un sostanziale disprezzo per il lettore medio che per l’editore e il direttore è ghiotto di pettegolezzi e mostra un’età mentale d’un dodicenne. È il vero giornalismo “trash”.
Tra gli inconsapevoli redattori convinti di lavorare per un giornale vero, spicca la figura di Braggadocio. Il nome di questo personaggio è di per sé indicativo di ciò che l’autore si appresta a descrivere. Il significato, infatti, di braggadocio evoca un’idea di millantatore, di spaccone. Un espediente, questo, molto usato nella letteratura di tutti i tempi. Anche un mezzo per prendere le distanze da ciò che si sta per raccontare, specialmente se l’argomento presenta qualche lato scabroso. È Braggadocio, infatti, che racconta una storia che si rivela esser “la storia” dell’Italia dalla cattura di Mussolini fino al 1992. Si percorrono così i fatti più importanti accaduti in questo periodo e ben noti, facendo riferimento all’operazione Gladio, alla P2, al tentativo di golpe Borghese, all’assassinio di Papa Luciani, al rapimento Moro e moltissimi altri tristi episodi di terrorismo, tra cui la strage di piazza Fontana e dell’Italicus. Tutti questi fatti nefasti apparentemente episodi singoli con singole matrici vengono da Braggadacio connessi a un solo unico movente che ne sarebbe stata l’origine. Egli effettua una sorta di sinapsi di ogni singolo evento.
In definitiva con quest’opera, sia pure affidata alla forma del romanzo, che alla fine si colora di giallo, Eco insinua nel lettore il sospetto che tutto ciò che gli è stato raccontato da certa stampa e da certi organi di informazione, possa nascondere sempre in sé un’altra verità. -“ I giornali non sono fatti per diffondere, ma per coprire le notizie”- afferma Braggadocio.
C’è dunque da chiedersi come ci si possa difendere da una disinformazione costruita a tavolino. L’unica possibile risposta può risiedere nell’emancipazione dall’ignoranza, nel rifiuto della rinuncia e della rassegnazione.

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Complimenti, bella recensione, bello il tema del romanzo che da come lo descrivi mi fa riflettere.
Sempre più convinto che la stampa italiana sia tutt'altro che libera.
Credo lo leggerò.
Difendersi da questa disinformazione organizzata è difficile, ma credo non sia impossibile.
Come dici tu forse emancipandoci dell'ignoranza, toglierei il forse, è aggiungerei sviluppando uno sguardo e un approccio più critico e questo va in contrasto con la rassegnazione che è forse la cosa più semplice da fare.
Brava mi hai interessato.
Saluti Riccardo
Ecce homo! Il tema della libertà di stampa, proprio in questi giorni, quando la libertà di espressione... :-)
Ciao!
Bruno
Grazie, Riccardo. Giustissimo quanto dici. Inoltre il libro mostra tutta la vena satirica di Eco! Riesce a dare leggerezza a un tema molto serio. Credo ti piacerà!
In risposta ad un precedente commento
annamariabalzano43
15 Gennaio, 2015
Ultimo aggiornamento:
15 Gennaio, 2015
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Eccome, Bruno! Giunge in un momento proprio opportuno!..... :-)
Anna Maria, ero molto interessato a leggere recensioni su questo libro. Il tuo interessante commento mi ha fatto luce. Per me U. Eco è lo scrittore di "Il nome della rosa". Ho letto qualcos'altro ma ne sono stato deluso.
Hai ragione, Emilio. Il nome della rosa è ineguagliabile. Questo romanzo è molto diverso, ovviamente, ma la vena satirica è eccellente e dice molte verità tra le righe. Fantapolitica? Mah! Il dubbio però si insinua....
un po' triste per chi crede nei valori fondanti della democrazia ma realistico. Il libro non l'ho letto ma molte cose sulla stampa sono già state dette e si sono viste al cinema..ma la tematica è fondamentale. Leggerò il libro
Purtroppo ... sì. Non so quanto possa essere vera tutta la trama, in ogni caso è certamente molto verosimile!
confesso che trovo Eco abbastanza faticoso da leggere, ma la tua recensione è davvero esaustiva ed invitante!
Sono d'accordo con te. A parte Il nome della rosa gli altri romanzi sono piuttosto ... faticosi! Questo è del tutto diverso, assai più leggero, se si prescinde dalla realtà allucinante che fa descrivere a Braggadocio. Che ci creda o no lui stesso... rimane un'incognita! Certo non c'è da meravigliarsi di nulla! Probabilmente lo scopo vero era quello di dimostrare come tutto può essere il contrario di tutto e sta a ciascun individuo imparare a valutare!
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