Dettagli Recensione

 
Annalena Bilsini
 
Annalena Bilsini 2015-01-13 21:34:22 silvia t
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
silvia t Opinione inserita da silvia t    13 Gennaio, 2015
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Annalena Bolsini

Annalena ha cinque figli e un marito morto, una famiglia numerosa da mantenere e tanta speranza nel cuore.
Romanzo della Deledda scritto subito dopo l'assegnazione del premio Nobel, romanzo che non riesce ad emozionare come altri, neppure dopo giorni dalla sua lettura.
Sembra quasi che cambiando l'ambientazione cambi anche l'atmosfera, come se da quella penna, intrisa di emozione quando descrive la sua Sardegna, divenisse arida e priva di anima lontano da essa.
Il soggetto del racconto è molto simile ad altri: il figlio maggiore torna in licenza e finisce con l'innamorarsi di chi non deve.
Da qui una serie di eventi si susseguono riproponendo i temi cari alla Deledda, il senso di colpa soprattutto.
Lo stile è molto fresco, moderno e riesce in questo modo a sopperire ad una mancanza di ritmo e vivacità nella trama.
Ciò per cui questo romanzo, di sicuro non il migliore dell'autrice, rimane importante è il tema del lavoro e di quanto esso possa essere importante nella vita di ognuno.
Il fulcro della storia sembra essere questo aspetto della vita della famiglia.
Se in "La chiesa della solitudine" il tema di fondo sarà la malattia e in "Elias Portolou" era la tentazione e l'assenza di forza di volontà, qui la dedizione e l'abnegazione alla terra prende il sopravvento, quasi a voler dare un lieto fine a "I malavoglia" raccogliendo quel piccolo barlume di speranza che Verga cerca di far scorgere al lettore.
Se letto in quest'ottica il romanzo appare ancora più moderno e più attuale, proponendo un tema non privo, ancora oggi, di una forza evocativa potente.
Il lavoro è qui inteso davvero come qualcosa di nobilitante e salvifico, qualcosa per cui sudare e in cui credere, in cui sperare e per cui pregare, il succedersi delle stagioni, la sua importanza nella buona riuscita del accolto vengono descritte con una forza evocativa che manca del tutto alle vicende umane, quasi a voler rendere universale la componente naturalistica del mondo, ma non quella umana, come se la Deledda potesse descrivere e raffigurare l'Umanità solo descrivendo la sua Sardegna ed e perdesse quella capacità, così dolce nella sua schiettezza quando i personaggi descritti appartengono al continente.
Una Deledda diversa, più fredda, un romanzo meno riuscito, ma comunque piacevole.

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Commenti

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Recensione molto bella, obiettiva ed equilibrata. D'altra parte anche i grandi hanno degli alti e bassi! Difficile mantenere sempre lo stesso livello!
In risposta ad un precedente commento
silvia t
15 Gennaio, 2015
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È una sensazione stranissima, sembra proprio che cambiando luogo sia cambiata anche l'intensità della scrittura, quasi non sentisse la forza dei personaggi che sembrano senza anima.
Comunque sia la recensione e' come sempre splendida, e il percorso tuo e di Silvia molto costruttivo.
Bello puntare l'attenzione su questi splendidi nostri autori.
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