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Urgono ripetizioni di matematica...
Se questo libro fosse una favola si concluderebbe con 'E vissero tutti tristi, soli ed insoddisfatti'...
E quando scrivo 'tutti' intendo proprio tutti... non solo i due protagonisti Alice e Mattia ma anche tutti coloro che ruotano intorno a loro.. e non s'intravede alcun spiraglio di luce, per nessuno.
Beh.. io sinceramente ho sempre immaginato i numeri primi in modo diverso, proprio per la loro particolarità, proprio per il fatto di essere numeri speciali, consci della loro singolarità, li ho sempre immaginati come dotati di una 'personalità' forte, decisa, autorevole... e non invece come 'numeri' che sentono il disagio di questa loro diversità tanto da isolarsi ed allontanarsi da tutti gli altri... anzi, se potessero, lascerebbero volentieri dei buchi, dei salti nella progressione dei numeri e fuggirebbero via al riparo da tutto e tutti per vivere la loro eternità in completa solitudine, magari all'ombra di una rassicurante radice quadrata...
Così come accade appunto ad Alice e Mattia; d'accordo, entrambi sono stati 'segnati' sin dall'infanzia da una brutta vicenda le cui ripercussioni si dilatano negli anni seguenti: Mattia si autocolpevolizza per la scomparsa della sorellina gemella avendola incautamente lasciata sola in un parco e ne sopporta poi il 'peso delle conseguenze' con la sua tendenza all'autolesionismo, Alice invece colpevolizza il padre per l'incidente che le ha praticamente paralizzato una gamba, rendendola una 'storpia' agli occhi degli altri, ma soprattutto ai suoi, e a cui cerca di 'porre rimedio' rifiutando il cibo e sfociando nell'anoressia.
Due numeri primi, quindi, nell'accezione del termine imposta dall'autore, due persone sole, ciascuna con la propria 'particolarità' che non vogliono condividere con nessuno perchè nessuno può comprenderli, nessuno è come loro... ed ogni volta che cercano di avvicinarsi, ogni volta che avvertono forte il desiderio di abbandonarsi l'uno nell'altro interviene sempre un pensiero, un dubbio, un'indecisione che fa perdere l'attimo, l'istante decisivo.. perchè è vero che "le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il tempo restante".
Però, diamine, ci vuole pure una gran sfiga, eh! Perchè per quanto il destino sia in genere tendenzialmente avverso e mai favorevole, non può sempre andare tutto storto... più che numeri primi, siamo di fronte a numeri sfigati, come il 13 e il 17.. che neanche a farlo apposta sono pure numeri primi..
Sarà che poi non sopporto le persone poco reattive, cioè chi si lascia trascinare dalle difficoltà della vita senza mai reagire, senza neanche tentare di opporsi, di prendere una decisione in modo autonomo piuttosto che accettare passivamente tutto ciò che gli capita davanti... per questo non riesco a provare neanche simpatia verso i due protagonisti, in particolare Mattia.
In definitiva, un libro che si lascia leggere in modo abbastanza scorrevole ma che non lascia un messaggio degno di nota in chi legge, almeno nel sottoscritto.
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Commenti
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Ferruccio
Condivido sostanzialmente la tua analisi.
Quando ho letto il libro, ho avuto un'impressione moderatamente positiva, dovuta essenzialmente alla prima parte del testo. Ora, a distanza di un po' di tempo, ho la sensazione che mi abbia lasciato ben poco. Anche esteticamente, penso che un libro debba avere uno stile capace di reggere per l'intera opera.
Questo è un libro che mi ha lasciato tanta tristezza...ma mi pare, se non erro, un barlume di speranza ...alla fine...
Ciao, Pia
Complimenti per l'immagine "magari all'ombra di una rassicurante radice quadrata... "
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:-)