Dettagli Recensione
Un dolore senza fissa dimora
Con uno stile ricco di frasi e immagini simboliche, attento alla descrizione di piccoli gesti, pensieri, sensazioni di un attimo e momenti poetici, la scrittrice insegue Angela, la protagonista, nel suo girovagare per la Sicilia sulle tracce di un padre mai conosciuto. I ricordi più o meno recenti, felici o dolorosi o spaventosi, si confondono nel momento presente o da esso vengono rievocati.
Il lettore resta in attesa di sapere come andrà a finire l’incontro di Angela con l’amico Antonio, che con lei condivide, di notte in notte, lo stesso letto. Ma Angela è troppo presa dai suoi fantasmi che anche la vicinanza del maschio le rievoca: il padre, lo stupratore Jozfef, Tore lo strabico, “Faccia di pesce” … Nel romanzo molto rimane nascosto, occultato. Neanche riesce a scuotere Angela l’incontro con il suo doppio: l’esuberante Annamaria, eroticamente attiva quanto Angela appare “temperata” e schiva. Potrebbe essere, questo, il riconoscimento delle sue pulsioni più nascoste, più selvagge e umane. Ma così non sarà. Il romanzo tende a spiazzare, concentrando l’attenzione del lettore sulle peregrinazioni topografiche e oniriche della protagonista, e facendo scoprire solo nelle ultime pagine qual è la storia che si compie veramente.
Mario Tasso.