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Nati due volte
 
Nati due volte 2014-12-31 16:06:29 liponi
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Opinione inserita da liponi    31 Dicembre, 2014

Un romanzo epigrammatico

Un romanzo atipico, fatto di flash piuttosto brevi, di corti frammenti narrativi intessuti spesso di parole e frasi epigrammatiche, di sentenze ironiche e sarcastiche, di frasi non sempre e non subito di facile comprensione. Certamente si capisce subito che l’argomento è il rapporto tra un padre professore di scuola superiore, nonché marito distratto (anche da un’infedeltà appena accennata, non narrata), e un figlio disabile (spastico). Mentre nasce, il padre-narratore è a scuola: evita di interrompere la lezione (e si dà – a posteriori - dell’idiota: “Vuoi dimostrare agli altri, anzi a te, come sei calmo.. Siamo così calmi quando affrontiamo i rischi degli altri”), mentre la moglie sta soffrendo per un parto particolarmente difficile, grazie anche all’imprevidenza di un ginecologo che pensa si debba a tutti i costi evitare il cesareo, la nascita innaturale. Il sarcasmo nei confronti dei medici è uno dei leit-motiv di questo libro, che non risparmia battute feroci a nessuno. Un obiettivo polemico sono anche gli insegnanti, in particolare coloro che si dichiarano all’avanguardia, dalla parte degli alunni, e non rispettano la disabilità negli alunni e l’incapacità dei colleghi di gestire la classe.
La narrazione del rapporto padre-moglie-figlio disabile procede a scatti, interrotta da numerose digressioni e riflessioni: la nascita di un figlio disabile comporta il dover affrontare la vergogna dei parenti, le fatiche di una educazione fisiatrica (farlo nascere una seconda volta), l’ostilità gelosa del fratello maggiore, la diffidenza degli insegnanti, il ricatto di un direttore didattico poeta, il conflitto tra genitori e l’ansia di non farcela, la rigidità delle regole scolastiche, le sentenze tardive dello specialista, le difficoltà di una maturazione sessuale, le prese in giro dei bulli, ma anche la generosità disinteressata dei volontari che si adoperano per aiutare figli e genitori.
E, quasi alla fine del libro, il figlio si congeda da noi con una battuta, rivolta al padre: “Ma anche tu diventerai così?” (come il vecchio nonno smemorato). “Il problema è cosa mi aspetta.” Del resto, il paragrafo era iniziato così: “Le riunioni familiari hanno un aspetto lugubre di cui tutti sono festosamente presaghi”. Un saggio dello stile epigrammatico di quest’opera.
Un’opera che rivela da un lato scarsa fiducia nell’uomo e dall’altro una grande fiducia nelle capacità di riscatto anche dalle situazioni apparentemente più negative.

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