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Una barca nel bosco
 
Una barca nel bosco 2014-12-29 13:18:57 Vita93
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Vita93 Opinione inserita da Vita93    29 Dicembre, 2014
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Latino agile flessibile

Paul Morand, scrittore francese del XX secolo, affermava che "il caso non è mai una cattiva compagnia".
Una citazione calzante per il libro che sto per recensire. Perché io ho letto "Una barca nel bosco" assolutamente per caso. E non è stata certo una cattiva compagnia.

Liceo scientifico. Primo anno. La professoressa di italiano ha la brillante, e purtroppo rara, idea di far portare un romanzo a tutti gli alunni. Per farceli scambiare dando vita ad una sorta di “club del libro” che, a quanto ricordo, ebbe durata breve. Non ricordo il motivo per il quale ero assente il giorno dello scambio. Quando ritornai in classe, scambiai il mio libro con quello dell'unico compagno che era rimasto solo. È così, in modo assolutamente fortuito, che mi capitò tra le mani "Una barca nel bosco”.

Gaspare Torrente ha 14 anni, è nato in una piccola isola del Sud Italia ed ha una passione smisurata per il latino. La sua professoressa delle scuole medie, Madame Pilou, gli ha già insegnato tutto quello che c'è da sapere sui poeti latini e le loro traduzioni.
Gaspare non può sprecare il suo talento, così il padre pescatore decide di mandare la moglie ed il figlio dalla zia Elsa, residente a Torino, per permettergli di frequentare un rinomato liceo classico.
Ma a Torino il protagonista non troverà terreno fertile. Non segue la moda, anzi non sa proprio cosa sia, si scopre diverso dai suoi coetanei, e neanche i professori ed il loro mediamente svagato insegnamento rispettano le aspettative di Gaspare.
L'amicizia con Furio lo salverà parzialmente dalla solitudine, in mezzo ad una serie di cambiamenti, adattamenti ed esperienze formative che lo segneranno per sempre.

Questo è uno di quei romanzi in cui le sensazioni provate dal lettore sono maggiori della somma di singoli elementi quali stile, contenuto, piacevolezza.
È un libro che coinvolge, emoziona, riuscendo nell'intento di far riflettere senza rinunciare ad una buona dose di ironia.
Non mi sono identificato in Gaspare durante la lettura, non c'è niente nell'aspetto fisico e nel carattere che mi possa accomunare al protagonista.
Credo però che ognuno di noi si sia sentito, almeno una volta nella vita, come Gaspare. Inadeguato, fuori luogo, sprecato, isolato, impotente. Una vera e propria barca nel bosco.
Chi non si è mai trovato, specialmente negli anni dell’adolescenza, nella situazione di dover scegliere tra restare fedelmente se stesso o adeguarsi alla massa sacrificando la propria personalità?
È la storia di un’occasione mancata, di un talento sprecato in nome di una società o di un'istituzione, in questo caso la scuola, fortemente criticata dall’autrice (insegnante) perché accusata di premiare la mediocrità e l’omologazione anziché la meritocrazia. Per pigrizia, per abitudine, per scarso attaccamento ed interesse nel lavoro e nella conoscenza degli alunni. È sempre così? Certamente no. Ma non è così raro.

Un momento in particolare racchiude tutto lo spirito del libro.
Gaspare si prepara per l'interrogazione di francese. Studia tantissimo. È pronto a stupire professoressa e compagni. E quando l'insegnante gli chiede semplicemente "Commet tu t' appelles?", Gaspare non ha neanche la forza di rispondere, tale è la delusione. Resta in silenzio, lo stesso che accompagna gran parte delle sue giornate, chiuso nel retrobottega del negozio di alimentari della zia Elsa e della madre. In silenzio in attesa di scegliere chi essere.

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Commenti

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Una bellissima recensione, intrisa di bei tuoi ricordi.
Grazie per aver condiviso con noi!
Pia
Bel commento personalizzato.
Penso che nulla avvenga per caso.
La Mastrocola conosce molto bene il mondo della scuola. Come probabilmente sai, ha scritto anche due libri, giustamente molto critici, sulla scuola.
In risposta ad un precedente commento
Vita93
29 Dicembre, 2014
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Grazie Emilio.
Anche io credo che nulla avvenga per caso, così come sono d' accordo sulla tua espressione " giustamente critici ".
Bello! Per completare il quadro della personalizzazione, potresti almeno dirci quale libro hai portato TU per lo scambio... il tuo compagno è stato altrettanto soddisfatto? :-)
Ciao!
In risposta ad un precedente commento
Vita93
29 Dicembre, 2014
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Certo. Ricordo che a casa avevo due copie di " Io non ho paura ", quindi non ebbi alcun problema a ricambiare il regalo del mio amico. Fortuna volle che il mio compagno di classe fosse uno dei pochi miei coetanei che non aveva ancora letto il libro di Ammaniti, e ne rimase molto soddisfatto.
Un caso raro, dato che qualche anno fa negli anni delle scuole medie era pratica comune far leggere il libro o almeno vedere il film di Salvatores.
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