Dettagli Recensione
Natura
Storia di violenza, violazione, odio e amore.
Guido, benestante eccentrico stralunato, Costantino, proletario mite introverso. Abitano mondi diversi ma vicini, si incontrano e si dividono, si ritrovano e si allontanano. Non possono esprimersi liberamente, devono fare i conti in primis con sé stessi, i giudici più severi e intransigenti, poi con gli altri, spettatori violenti e sprezzanti. Intanto la vita non si arresta, prosegue il suo corso ligia al dovere di consumare gli anni, modificare il corpo e la mente. Gioie e dolori costellano le tappe dell’esistenza, per sopportare meglio le pene e per gustare appieno i piaceri è meglio essere fedeli al proprio Io, ma a volte non si può e non si vuole.
Una penna graffiante, cruda che riempie pagine con ipotetici scenari attuali intenzionata a colpire ed affondare senza contegno, non aggiunge zucchero all’amarezza della dura realtà, non concede sconti, si mostra in tutto il suo splendore, consegna pensieri e parole imbevuti di perfezione, grettezza, umanità e crudeltà. Le conclusioni sono lasciate ai lettori, non prende posizione, descrive egregiamente due visioni e due situazioni opposte, la mentalità aperta e quella chiusa, outing e repressione si scontrano, si annusano e prendono le distanze. Scrittrice colta e sapiente, non sempre chiara e trasparente, quasi incurante della comprensione altrui e disattenta all’impatto devastante e frastornante che avrà su chi la legge. Il finale è al contempo un punto interrogativo ed esclamativo.
Concludendo, una lettura che, a prescindere dal grado di piacevolezza, assai personale, scava dentro e si infila, ci vuole tempo per smaltirla, il pensiero si sofferma a lungo.
“E davvero accadde, e fu contro natura, e davvero vorrei sapere cos’è la natura, quell’insieme di alberi e stelle, di sussulti terrestri, di limpide acque, quel genio che ti abita, che ti porta a fronteggiare a mani nude le tue stesse mani e tutte le forze del mondo. Allora fu natura, la nostra natura che esplose e trovò l’espressione più dolce e benevola. Stupiti ci sollevammo, ci piegammo come uomini sulle messi e raccogliemmo il nostro grano in quell’immenso splendore”.
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penso che leggerò questo ultimo Mazzantini