Dettagli Recensione
Abbiate cura di me. Avrò cura di loro.
Una storia d'amore sull'amore. Credo che queste siano le parole adatte, ammesso e concesso che ne esistano, per definire quest'opera a quattro mani di Gramellini e Gamberale, lui Filèmone, angelo custode, lei Gioconda detta Giò smarrita trentaseienne in cerca del suo “perché” e del suo “vero essere”.
Il romanzo si realizza alla perfezione grazie al combinato di grande maestria costituito dalle due voci narranti; lei sarebbe incompleta senza di lui, quest'ultimo risulterebbe ancora più astratto senza la collaborazione della Custodita tanto che i suoi insegnamenti e le sue riflessioni finirebbero con l'essere perdute nei pensieri dello stesso autore non riuscendo altresì a raggiungere quel lettore che seppur amante leggitore sarebbe privo di quel riscontro concreto necessario per assimilare, elaborare e serbare profetiche parole di vita.
La storia è originale e piacevole, scorre rapida ed è stilisticamente strutturata nella forma di una corrispondenza epistolare tra Custodita ed Angelo diretta a delineare un percorso di sentimenti e di emozioni atti a coinvolgere il lettore. Trasportate dal velo dell'ironia, le vicende prendono campo con la giovane che nel ritrovarsi in casa della nonna il 14 febbraio per una serie di errori compiuti che hanno portato alla crisi del suo matrimonio, riesuma dai cassetti della defunta un misterioso biglietto destinato ad un angelo custode. Convinta che non avrebbe mai ottenuto risposta decide di scrivere alla sua entità celeste che inaspettatamente le offre una replica. Gramellini/Filèmone e Chiara/Giò iniziano così quello scambio che porterà loro ed il lettore a quel livello di consapevolezza tanto cercato. Le pagine di Gramellini in particolare sono perle pregiate e preziose che, a mio modesto giudizio, fanno la differenza. Ha dato il meglio di sé. Al contrario di altri suoi scritti è tutt'altro che freddo e distante, abbandona la sua anima di giornalista. L'opera non ha la pretesa di riuscire a rispondere a quesiti esistenziali ma si propone di prospettare al lettore varie sfumature di quel che è quotidianità, si fa amare e soltanto sfogliandone le pagine è veramente possibile comprenderne il senso e la bellezza. Vi lascio con le parole dello stesso Filèmone:
“Il tuo solito problema con il vuoto, anima mia. La solitudine ti sgomenta e hai bisogno di riempirla con qualcuno: non importa chi e non importa come. Per te un'esperienza esiste soltanto se hai la possibilità di comunicarla immediatamente ad un altro essere umano. Detta così, sembra una cosa bella. E lo è, a patto che non si trasformi nell'unica opzione disponibile. Si completa con gli altri solo chi sa bastare a se stesso”.
“Ho sempre avuto una fascinazione segreta per quei fachiri in movimento che sono i maratoneti. La loro corsa è un viaggio in cui si incontrano culmini di onnipotenza e strapiombi di disperazione. Chiunque affronti il percorso troverà in agguato un chilometro di piombo, durante il quale i pensieri si appesantiscono assieme alle gambe e la mente si rifiuta di sopportare il dolore: vorrebbe soltanto arenarsi al bordo della strada. In quel momento il maratoneta decide se ritirarsi o resistere. La crisi lo sovrasta e nessuno in coscienza può dirgli quando finirà. Ma l'atleta fa una scommessa con il proprio destino e rinvia la resa di un metro, di un altro, e poi di un altro ancora: finché le gambe ricominciano a respirare un'aria più leggera. Tagliato il traguardo, scoprirà che il chilometro di piombo lo ha trasformato. Avendo oltrepassato la morte, è diventato immortale. E' di questo che andiamo in cerca nei viaggi. Di una prova che consenta di comprendere chi siamo e di dare valore a quello che abbiamo”.
Indicazioni utili
Lo consiglio a tutti coloro che hanno voglia di trascorre qualche ora di lettura costruttiva e piacevole.
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