Dettagli Recensione
La scelta
Nulla mi affascina più della gravidanza, della maternità. Una donna in dolce attesa è sensuale, attraente, un concentrato di luce, divinità e potere. Pelle luminosa, forme morbide in grado di appagare gli occhi, capelli lucenti, nove mesi di bellezza primordiale. L’utero ospita un mistero, quello della vita, un dono prezioso è stato dato alla donna, libera di accettarlo o rifiutarlo con assoluta armonia e pace dei sensi, quello di essere madre. É nella natura accoppiarsi e garantire la specie, ma non sempre la macchina speciale che è il corpo umano funziona a perfezione e a volte ciò che pare scontato e semplice in realtà non lo è. Può un utero essere inospitale, può il liquido amniotico essere vita e morte allo stesso tempo, può la placenta stancarsi del suo ruolo prima del tempo, può l’organo mettere in moto una delicata operazione nel momento sbagliato. Può il tesoro custodito fra le pareti così intime, personalissime, non essere perfetto, può essere gravemente malato.
In sala d’attesa gioiscono le gestanti, futuri genitori sorridenti con parenti al seguito scalpitano per vedere chi si nasconde là dentro, l’ecografia in 3D, la videocassetta con immagini chiare, il pugnetto che si agita, un dito in bocca, un piedino puntato sullo stomaco. Escono felici dalla stanza della rivelazione impugnando foto in bianco e nero che finiranno in prima pagina nell’album del nascituro, un trofeo da mettere in bacheca. Che orrore uscire dalla stanza delle confessioni dolorose con la certezza di non avere più certezze, con una sentenza di morte o di condanna alla sofferenza. Che dolore dover scegliere. Ci si aggrappa alla fede o la si rifiuta? Ci si affida alla scienza o la si dubita? Luce e Pietro, i protagonisti, faranno la scelta per loro migliore, consapevoli delle conseguenze e del carico emotivo che li accompagnerà fino alla fine dei loro giorni. Capita, purtroppo, di non avere neanche la possibilità di scegliere, lo fa madre natura al posto nostro senza consultarci.
Si parla poco di aborti terapeutici, delle malattie genetiche e delle esperienze altrui in questo campo, o forse si presta solo mezzo orecchio perché la sofferenza degli altri la si schiva per non esserne contagiati, vi è il terrore, credo, che una cosa del genere possa accadere a noi smorzando la voglia e il dovere di sapere. Un contenuto di difficile digestione, blocca il respiro e annienta l’appetito. Per affrontare la lettura di questo libro, che non è autobiografico, bisogna armarsi di apertura mentale e capacità di ascolto. Capisco che un tema tanto delicato, esposto benissimo con una penna sapiente, possa creare due fazioni contrapposte pronte alla guerra pur di rivendicare i propri diritti. Io non mi sono schierata da nessuna parte, ho letto con interesse ed angoscia una probabile storia, ho riflettuto e provato ad immedesimarmi nella protagonista, ho valutato i pro e i contro, ma non sono giunta ad una conclusione definitiva. Mi è venuto il bisogno e la voglia di abbracciare mentalmente tutte le famiglie che soffrono e che ruotano intorno a questo tipo di scelta.
Concludendo, lo consiglio a tutti, previo abbandono momentaneo dei pregiudizi.
“Mio figlio non ha mai incontrato il mio viso, e se fosse nato, forse, non mi avrebbe neanche riconosciuta. La mia carezza è stata un ago che gli ha tolto il respiro, e il mio latte usciva al richiamo di pianti sconosciuti per andare sprecato in un reggiseno che non ho mai più indossato. Ma è da me che è partito, e dentro di me si è fermato. È dalle madri che partiamo, ed è alle madri che sempre torniamo, una volta concluso il viaggio”.
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trovo che le tua recensione sia molto equilibrata Sary!
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