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Intramontabile
Ambientato nella Milano del 1960, durante il boom economico, ed ecco uscirne fuori uno dei romanzi più brillanti e stuzzichevoli del Novecento italiano, firmato da Dino Buzzati.
Può un cinquantenne prendere una di quelle cotte che manco ti immagini per una squillo assai più giovane di lui? Hai voglia, eccome! Anzi, la mezza età al maschile è proprio il momento più delicato e probabile perché questo possa accadere. Ambientiamo il caso nella Milano del 1960, durante il boom economico, ed ecco uscirne fuori uno dei romanzi più brillanti e stuzzichevoli del Novecento italiano, firmato da Dino Buzzati. L’architetto Antonio Dorigo è il protagonista di questa pietosa ed eccitante storia meneghina, un maturo borghese inadatto a costruire una relazione seria e duratura con una donna: vuoi per uno spiccato intimo senso di egoismo, vuoi per paura di assumersi la responsabilità di rapporto stabile. Ad Antonio, comunque, le donne piacciono e non poco: infatti, è un frequentatore di un giro di prostitute gestito dalla signora Ermelina, uno di quelli messi su in barba alla legge della senatrice Merlin, approvata qualche anno prima. Tra le ragazze di Ermelina, il nostro architetto conosce Laide, vent’anni, carina, vispa, tipetto tutto pepe, con velleitarie ambizioni di intraprendere la carriera di ballerina. La giovane, con la sua avvenenza erotica, ben presto conquista i sensi e i sentimenti del povero Antonio, a tal punto da disporne come se fosse un burattino. Da qui Buzzati elabora la compassionevole vicenda di un uomo divorato dalla gelosia, segnato dal ridicolo per la forte passione nei confronti di questa call-girl. La trama evoca istintivamente – ma l’autore stesso ne fa riferimento nel corso della narrazione - la storia del professor Unrat completamente perso per la seducente sciantosa Lola-Lola, nel famoso film L’angelo azzurro, del 1930, interpretato da Marlene Dietrich. Laide, provocante, maliziosa, furba e imperiosa prende le redini della situazione, rivoltando la vita del sempre più debole e succube Antonio, il quale è comunque consapevole di aver smarrito in poco tempo la dignità e il rispetto per se stesso. Buzzati lavora di psicologia dentro i suoi personaggi, ricorrendo a una prosa fluida che affascina i lettori, con uno stile punteggiato da repentini cambi di tempi verbali. L’autore scorre a meraviglia su pensieri, sensazioni, parole del protagonista, entrando nella sua psiche, scandagliandone personalià, sofferenze, insicurezze, gelosie, disagi esistenziali, meschinità, dabbenaggini, ingenuità. Antonio lotta tra la lussuriosa attrazione per il corpo, fresco e appetitoso, di Laide e la ragione che gli suggerirebbe uno scatto di dignità maschile. Il libro, uscito nel 1963, suscitò clamore e scandalo: il comune senso del pudore di quegli anni sembrava non tollerare alcune sue pagine dai passaggi osé, e che oggi, con le volgarità cui siamo abituati quotidianamente, fanno sorridere. Romanzo di grande spessore letterario, raffinata originalità stilistica, irridente e provocante critica al perbenismo borghese. In una parola: intramontabile.
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Sono di parte, in quanto ho una predilezione per Dino Buzzati, ma ricordo quest'opera come un vero gioiellino... che fa venire in mente, tra l'altro, un famoso aforisma di Oscar Wilde: "L'unica vera moda è la gioventù".