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Il cavaliere inesistente
 
Il cavaliere inesistente 2014-11-01 18:30:01 marygiò02
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
marygiò02 Opinione inserita da marygiò02    01 Novembre, 2014
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L' umanità: un mosaico variopinto

‘Se infelice è l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.’

Questo romanzo viene ad affiancarsi a ‘Il visconte dimezzato’ e a ‘Il barone rampante’, compiendo una trilogia di emblematiche figure, quasi come un albero genealogico di antenati dell’ uomo contemporaneo. All’ interno di questa trilogia si vuole studiare la condizione dell’ uomo di oggi, il modo della sua alienazione, le vie di raggiungimento di un’ umanità totale.
Il romanzo è ambientato nella lontana epoca dei paladini di Carlomagno, animati dal valore, dalla fortezza e dal coraggio, in un Medioevo fuori d’ ogni verosimiglianza storica e geografica propria dei poemi cavallereschi.
Esso diviene metafora dell’ astratta civiltà di massa, in cui la persona umana appare cancellata dietro lo schermo delle funzioni, di comportamenti prestabiliti. E’ riflessione sull‘ essere, sulla presenza dell’ uomo nel mondo.
Tra le tante critiche rivolte al romanzo, mi soffermerei sulla presunta illogicità del romanzo e sulla mancanza di un tema di fondo. A dispetto di queste critiche, invece, a mio parere, l’ opera presenta un tema abbastanza palese, aggiungerei profondo, ma soprattutto attualissimo! Quante volte sentiamo dire: ”Tutto muscoli, niente cervello” oppure “Bella, ma stupida”; ecco, è proprio questo il tema/messaggio che Calvino vuole lasciarci: il vuoto che la società di massa stava creando tra gli uomini, i quali mettevano da parte valori ‘sacri’ per omologarsi, per divenire anch’ essi Macchina; Chi meglio di un cavaliere, dalla bianca corazza, che si erge al di sopra degli altri per lucentezza, poteva rappresentare al meglio questa situazione? E poi, una volta abbandonata quell’ armatura, diveniva uno dei tanti, se non peggio: scompariva del tutto.
Per quanto riguarda l’ illogicità dell’ opera, riporto una testimonianza dell’ autore stesso: ‘Se scrivo racconti fantastici è perché mi piace mettere nelle mie storie una carica di energia, d’ azione, di ottimismo, di cui la realtà contemporanea non mi dà ispirazione.’ La storia segue più intrecci, come vuole un romanzo cavalleresco, dunque, il libro va letto prescindendo da tutti i possibili significati, divertendosi con le avventure di Agiulfo, Gurdulù, di Bradamante ecc… Tutto rientra nei piani di Calvino.

La letteratura, i componimenti poetici in generale seguono, infatti, il genio irrazionale. Lasciamo, dunque, la razionalità alla matematica e alla realtà, e immergiamoci per qualche ora in quel mondo che solo la fantasia può creare!
‘L'arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s'accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.’


buona lettura!
Maria Giovanna

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Commenti

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Una bella recensione, Maria Giovanna.
A me il libro è piaciuto, anche perché denso di significato simbolico e metaforico.
In risposta ad un precedente commento
marygiò02
02 Novembre, 2014
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Grazie Emilio, sono contenta ti sia piaciuta la recensione! Sì, ogni personaggio è metafora di qualocosa. Leggendo il libro ognuno può immedesimarsi nei coloratissimi personaggi della vicenda. Personalmente, ho trovato molte corrispondenze con il cavaliere inesitente, per la gran forza di volontà da cui egli è animato.
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