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Ciò che inferno non è
 
Ciò che inferno non è 2014-10-29 22:21:13 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    30 Ottobre, 2014
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“Riparare è molto più eroico di costruire”

Il romanzo si apre su una descrizione della città di Palermo vista dall’alto, all’alba, quando la luce ancora incerta ne altera i colori, ma la rende ancora più seducente e smagliante. Di fronte allo spettacolo in chiaroscuro dei tetti e del riflesso di luce che giunge dal mare, Federico, il giovane protagonista del romanzo, pensa all’arte del Caravaggio. E sarà proprio il chiaroscuro l’elemento dominante nel racconto, l’alternarsi di spazi di speranza a spazi di disperazione nella vita dei personaggi.
Qui , in questa città ricca di arte, custode di tradizioni e culture antiche, si sono radicati abuso e sopraffazione, sfruttamento e violenza. L’opera coraggiosa di 3P, come veniva affettuosamente chiamato Padre Pino Puglisi, è volta al recupero dei giovani più diseredati, di bambini abbandonati e adolescenti dediti al furto e alla prostituzione. In lui è una volontà, un desiderio e l’ambiziosa aspirazione a spegnere il fuoco dell’inferno che circonda i suoi ragazzi. L’inferno esiste ed è sulla terra e Federico lo imparerà a sue spese nel momento in cui coraggiosamente deciderà di aiutare Don Pino. L’amore per Lucia lo sosterrà nell’impegno.
Ciò che convince in questo romanzo è la capacità dell’autore di non abbandonarsi più del necessario a riflessioni religiose. Certo il personaggio di Don Puglisi non può prescindere dalla sua professione di fede, ma visto attraverso gli occhi dell’adolescente laico Federico, risulta più convincente e più coinvolgente il suo impegno ad aiutare i più deboli. È quasi un ritorno a un Cristianesimo delle origini che si libera della retorica ecclesiastica e agisce con dedizione e generosità. Ed è questo che convince, io credo, anche il lettore più laico. Perché in fondo Padre Pino intendeva solo restituire all’uomo quella dignità di cui era stato privato, e alla morte la tragicità di cui era stata spogliata. Come sacerdote non eccede in superflue prediche ma rende i sacramenti aderenti alla realtà. Con questo spirito raccoglie la confessione di Francesco, che diventa vera catarsi, cancellazione del suo inferno interiore.
“Riparare è molto più eroico di costruire” – queste le parole di Don Pino a Serena, volte a persuaderla a non arrendersi. E in fondo questa era sempre stata la sua missione, portata avanti con tenacia e perseveranza, quella tenacia che sua madre riconosceva con ammirazione come un aspetto del suo carattere, quando diceva: “Disse la goccia alla roccia, dammi tempo che ti percio”.
Dal punto di vista stilistico, la prosa è piuttosto ridondante, per l’uso frequente di figure retoriche, ma ciò che altrove può senz’altro essere considerato un difetto, qui diventa quasi naturale, visto l’argomento, affrontato e portato avanti con passione. D’altronde laddove si è accennato al chiaroscuro per descrivere i colori della città al primo risveglio, non appare fuori luogo un uso frequente dell’ossimoro, proprio per sottolineare i contrasti che esistono nei luoghi e nelle persone che li abitano.
Non a caso proprio Federico, che aspira a diventare poeta, dice del suo stile e della sua tendenza all’esagerazione barocca : “Del barocco amo l’arguzia, la metafora che sloga la realtà e il grande gioco delle parole con cui sfidarla d’azzardo”
Un romanzo coraggioso con il quale Alessandro D’Avenia intende celebrare la figura di Don Puglisi e ricordare il suo amore per quel quartiere degradato, Brancaccio, e il suo impegno per sottrarre quella parte di umanità diseredata e dimenticata all’inferno dell’abuso e della violenza del passato e del presente per traghettarla verso un futuro di dignità e di rispetto che inferno non è.

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Commenti

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bellissimo commento Anna Maria!
molto chiaro e concreto il tuo giudizio sul romanzo
Grazie, Silvia. Il tuo giudizio è per me sempre un conforto.
In risposta ad un precedente commento
C.U.B.
30 Ottobre, 2014
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Impressionata anche io, penso che lo leggero', grazie del commento Annamaria.
Grazie a te, C.U.B. Aspetto il tuo parere... è un testo che può prestarsi a discussioni. Io l'ho letto col mio solito spirito laico, cercando di spogliarmi dei pregiudizi, ma i vostri riscontri mi sarebbero molto utili...
Una recensione molto bella, Anna Maria.
Dalle tue parole deduco che non si tratti di un capolavoro letterario. Ricordarci la figura di Don Puglisi, però, è un merito ' a prescindere ' .
Si,Emilio. Il grande merito di questo libro è proprio quello di aver ricordato una figura che ha saputo anteporre il bene degli altri a qualsiasi altro interesse. In quest'epoca di assenza di eroi, personaggi come questo riconciliano con la realtà che ci circonda....
In risposta ad un precedente commento

03 Novembre, 2014
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Pensate che sia una lettura adatta a una ragazzina di dodici anni (che ha già letto "Bianca come il latte...")?
Pensavo ad un regalo per la mia nipotina e l'accoppiata autore conosciuto-don Pino Puglisi mi ha stuzzicato, ma ovviamente dipende da come è scritto...
Il contenuto è senz'altro adatto. Forse la prosa è un po' difficile per una ragazzina.
In risposta ad un precedente commento

08 Novembre, 2014
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grazie!
Annamaria grazie
10 risultati - visualizzati 1 - 10

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