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Ci sono frasi non dette nel cuore degli uomini...
Una volta, da piccolo, avevo circa 8-9 anni, fui rimproverato da mia madre.. in realtà accadeva spesso ma ricordo ancora bene quest'occasione.. perchè fu un rimprovero veramente ingiusto.
Mio fratello, un anno più piccolo di me, aveva volutamente rimosso la sedia mentre mia nonna si stava sedendo provocandone una caduta inesorabile, per fortuna attutita solo dal suo sedere ben in carne e quindi sufficientemente elastico..
Tuttavia, la povera nonnina accusò il colpo e quando mia madre tornò dal lavoro, già inviperita per fatti suoi, apprendendo la tragica notizia si precipitò nella mia cameretta e mi rimproverò sonoramente con sberla annessa ben calibrata senza neanche darmi il tempo di dire 'buongiorno mamma, com'è andata la giornata al lavoro?'
Questo perchè la cara nonnina, nel suo resoconto dei fatti, aveva genericamente indicato il colpevole come 'Quel delinquente di tuo figlio !!'
E mia madre, che di figli ne ha 3, dopo averne giustamente rimosso uno dalla lista degli indiziati perchè essendo duenne a malapena si reggeva in piedi, concluse erroneamente che l'artefice della malefatta fosse il sottoscritto data la mia propensione verso atti così scellerati e considerata la natura angelica del fratello secondogenito.
Ignorando che, talvolta, anche agli angeli spuntano le corna e la coda.. come troppo tardi ammise anche la cara nonnina.
Ricordo, però, benissimo che in quell'occasione io rimasi in silenzio.. non cercai di difendermi neanche con la frase canonica "Non l'ho fatto apposta" sin quando mia madre non venne a conoscenza della verità per poi scusarsi a modo suo con la solita frase 'Vuol dire che questa punizione vale per la tua prossima marachella'... già, perchè nella nostra famiglia non si buttava via niente, neanche le punizioni ingiuste..
Dopo aver letto questo libro, ho rivissuto quel momento come fosse avvenuto ieri... perchè sono rimasto colpito dalla precisione ed accuratezza con cui l'autore spiega quel silenzio, il silenzio di un bambino vittima come me di un rimprovero non meritato da parte della madre, e che potrebbe avere tante sfumature, tante giustificazioni tra cui la seguente:
"Una volta mi accusasti a torto ed io non riuscii a replicare. Non fu solo la sorpresa, non solo l'inciampo della balbuzie che raddoppiava consonanti sotto il palato. Passato l'istante di sgomento continuai a tacere, a non discolparmi. Mi feci schermo del difetto fisico per conservare quella strana emozione d'amor proprio che consisteva nell'innocenza segreta. Non mi incitò il tuo errore ma la circostanza sconosciuta di essere in un rimprovero ingiusto. Non mi augurai che venisse fuori la verità, come accadde poi, ma che durasse la estraneità interiore che si rafforzava col tacere.
Si cresce tacendo, chiudendo gli occhi ogni tanto, si cresce sentendo d'improvviso molta distanza da tutte le persone."
E credo consista in ciò la forza di questo romanzo: tutti da piccoli siamo stati rimproverati dai genitori; tutti abbiamo detto "Non l'ho fatto apposta".. ma quanti sono in grado di raccontare il motivo di quella risposta, una risposta che sembra scontata, quasi automatica direi, ma che può nascondere una miriade di motivazioni, di sentimenti, di frasi non dette e soffocate nel silenzio di un broncio.
Considero eccezionale la capacità dell'autore nel descrivere questi stati d'animo, così fuggevoli, tanto difficili da limitare in un recinto di parole: De Luca invece ci riesce in modo magistrale e lo fa con uno stile narrativo, con un linguaggio che arriva dritto al cuore.
Impossibile non rimanerne affascinati.
Io credo che l'autore di questo libro abbia un dono, un potere speciale: riesce a 'congelare' (per poi analizzarle dettagliatamente) quelle sensazioni e quei pensieri che in genere scorrono rapidi nella nostra mente e che condizionano nell'arco di un istante il nostro comportamento. Molti di questi passano e non lasciano tracce, altri rimangono sotterrati come radici in quegli eventi che da essi sono scaturiti e che sono diventati poi ricordi nella nostra mente.
Ma anche nel ricordo, difficilmente riusciamo a focalizzare la nostra attenzione su quel pensiero scatenante; perchè quasi sempre è un impulso, un lampo scatenato dall'istinto, non certo dalla più pacata e lenta razionalità.
De Luca, invece, è in grado di catturare anche quell'impulso, portarlo alla luce, dilatarlo e soprattutto descriverlo.. per questo il racconto di un'infanzia diventa straordinario nelle sue mani, anzi nelle sue parole. Ed accade che singoli episodi, poche immagini della sua memoria si dilatano espandendosi a ritroso sino a scoprire quel pensiero, quell'impulso.
E' una capacità che invidio tantissimo: De Luca parte da un'immagine, una fotografia, per rielaborare, ricostruire e spiegare il rapporto tra un bambino, schivo, balbuziente ma dotato di una particolare sensibilità, e la madre, presenza costante ed autoritaria nella sua vita, amata ma nello stesso tempo giudicata incapace di capirlo, di vedere in lui il figlio ricevuto e non quello desiderato.
Non posso fare a meno, quindi, di considerare quest'opera di De Luca come un piccolo capolavoro: perchè trovo estremamente difficile dare luce a tali stati d'animo che rimangono spesso sepolti in un angolo buio della nostra mente e del nostro cuore ma certamente De Luca ci riesce in modo magistrale.
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