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Nel tempo di mezzo di Marcello Fois
Inizia nel 1943 il viaggio di Vincenzo Chironi, di madre friulana e padre nuorese, dal continente verso la Sardegna, per ricongiungersi alla famiglia d’origine che non aveva mai conosciuto, così come mai aveva incontrato quel padre che pure gli aveva dato il suo nome prima di morire, ponendo in certo modo rimedio a una nascita frutto di un amore di guerra.
Il primo impatto con il territorio isolano è, per Vincenzo, fonte di sorpresa e stupore. “Piccole poiane saettavano sui picchi rocciosi, talmente vicine alle spiagge, da eliminare qualunque certezza …. che mare e montagna fossero inconciliabili.”
Ed è tutta la prima parte del romanzo che descrive l’asprezza e la bellezza selvaggia di quella parte dell’isola e ne mette in risalto il senso di solitudine. “Ogni rumore sembrava interrotto.” Un luogo che anticipa e spiega il carattere chiuso e dignitoso dei personaggi, la loro capacità di affrontare i colpi della vita, di farsi canne al vento, di essere duri, come la terra che non assorbe più acqua, come a rifiutare essa stessa la speranza. E il tempo qui, come in ogni realtà che sia legata indissolubilmente alla natura, è amplificato, lento, quasi sospeso, come lo sono i sentimenti, gli amori e gli odi che nascono e si nutrono delle incomprensioni che l’orgoglio ingigantisce. In questo contesto si spiega il personaggio di zia Marianna che rivive quotidianamente il suo dolore, un dolore che cresce in un silenzio dignitoso, con un’intermittenza di tregue costanti, che resuscita assenze che furono presenze e crea un’illusione in bilico tra immaginazione e realtà.
In questo mondo aspro e difficile, il nonno Michele Angelo conserva intatta la sua personalità dominante fino alla fine dei suoi giorni, per abbandonarsi negli ultimi istanti della sua vita, al ricordo delle opere più belle che egli stesso aveva forgiato lavorando il ferro, un materiale così freddo e duro, che pure nelle sue mani aveva assunto forme delicate e aveva evocato un’idea di fragilità e leggerezza.
Qui Vincenzo trova finalmente una famiglia, pone fine alle sue peregrinazioni da picaro novecentesco, qui trova l’amore, la felicità e la disperazione. Qui proseguirà la stirpe dei Chironi, col tramandarsi rigoroso delle tradizioni isolane.
Un romanzo coinvolgente, che riesce a portare il lettore dalla particolare realtà della vita isolana a quella più universale della condizione umana.
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Commenti
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Però aspetto che tu legga "Stirpe" e poi mi dirai cosa ne pensi....
Sicuramente Fois è un'ottima penna, ben vengano scrittori con le sue capacità
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Non ho letto nulla dell'autore, ma uno scrittore che riesce a portare il lettore da una situazione individuale alla condizione umana si pone comunque ad un certo livello (come non ricordare l' "afflato cosmico" di crociana memoria? ).