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Meglio mancarsi prima che lasciarsi dopo...
L'unica persona di cui si avverte la mancanza leggendo 'Mancarsi' è Vincenzo Malinconico... se non avessi letto 'Non avevo capito niente' probabilmente questo libricino non m'avrebbe infastidito così tanto.. ma non riesco proprio a sopportare che dalla stessa penna che ha dato vita a quel meraviglioso personaggio siano stati partoriti i protagonisti Irene e Nicola di questo romanzo, talmente stereotipati da risultare vuoti, insignificanti, quasi irritanti nella loro banalità.
Nicola è solo perchè ha perso la moglie in un incidente stradale, una moglie di cui era completamente succube e che non amava abbastanza, pur non avendo avuto mai il coraggio di ammetterlo, nè a se stesso nè tantomeno alla moglie. Irene è sola perchè è stato sufficiente uno sguardo 'audace' nei suoi confronti da parte del collega del marito durante una cena per farle desiderare di scoparselo senza troppi rimorsi, decidendo poi di abbandonare sia l'amante sia il marito cornuto.
Inoltre, i due tizi sopra citati frequentano abitualmente lo stesso luogo, un bistrot (scusate l'ignoranza, ma esistono i bistrot in Italia?), senza però mai incontrarsi... ed a questo mancato incontro sembra alludere il titolo.
Io però mi chiedo: per quale motivo questi due estranei dovrebbero incontrarsi? Perchè un incontro tra i due dovrebbe dar vita alla coppia perfetta, all'amore eterno? Sulla base di quale teoria due persone sole, ma che sembrano non disdegnare la libertà acquisita, dovrebbero trarre giovamento da un incontro casuale che non si concluda semplicemente con un sano e fugace accoppiamento sessuale ma che si prolunghi in eterno, nei secoli dei secoli, amen?...
Mi dispiace dirlo, ma questo libro manca di tutto, manca di una storia, di un senso, di sentimento.. è una raccolta di riflessioni sull'amore, belle frasi ed anche ben scritte, con cui De Silva cerca di colmare l'aridità dei due protagonisti ma sono riflessioni troppo scontate, ovvie e generalizzate da risultare impersonali.
Sono frasi che descrivono il naturale e fisiologico decadimento dell'energia che lega una coppia e che si degrada col tempo e con la quotidianità, affermazioni che tutti possiamo condividere e che forse De Silva sa esprimere e descrivere meglio di noi altri che spesso preferiamo pure non confidare questi pensieri a nessuno e pertanto rimangono relegati nella nostra mente; e ci fa piacere leggerli in un libro, perchè come dice lo stesso De Silva, è come se finalmente trovassimo il coraggio di parlarne... ma non c'è niente di nuovo, niente che già non sia noto, basta solo guardarsi dentro a fondo.
"Funziona così anche nell'amore, dove si tace molto di più di quanto si dica. Persino nell'amicizia, che dovrebbe essere il luogo dove la parola non conosce inibizioni e divieti. Ci censuriamo continuamente per paura di deludere, offendere, restare soli. Non difendiamo i nostri pensieri e li svendiamo per poco o niente, barattandoli con la dose minima di quieto vivere che ci lascia in quella tollerabile infelicità che non capiamo nemmeno di cosa sia fatta, eattamente. Siamo piuttosto ignoranti in materia d'infelicità, soprattutto della nostra. E' per via di questa reticenza che quando ritroviamo i nostri pensieri nei libri, sembra che ce li tolgano di bocca con tutte le parole. Allora li rivalutiamo. Ci viene voglia di riprenderceli, di difenderli. In un certo senso, cominciamo a parlare."
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