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Il tragico trionfo di un coraggio intramontabile
Samia è una bambina di umili origini che vive con la propria famiglia a Mogadiscio, capitale di una Somalia integralista e fratturata dal razzismo etnico, dalle violenze armate e dalla rigidità religiosa imposta dai fanatici di Al-Shabaab. Samia, però, possiede un dono che la distingue dai suoi coetanei, perchè il sogno di diventare una campionessa mondiale di atletica, attraverso cui possa germogliare anche un movimento di emancipazione femminile nel suo Paese, cresce in lei giorno dopo giorno. A supportarla, solamente la sua famiglia e il suo 'amico-allenatore-confidente' Alì.
Sebbene la giovane protagonista sia costretta ad allenarsi di notte o a trincerarsi dietro un burqa per sfuggire agli sguardi indagatori dei fondamentalisti, la sua costanza e la sua forza d'animo le permettono di vincere numerose competizioni nazionali a livello dilettantistico, mentre la guerra civile la costringe a salutare per sempre suo padre e Alì. L'escalation di abusi e soprusi non è tuttavia sufficiente a fermare l'incrollabile Samia, che a 17 anni riceve la convocazione per le Olimpiadi di Pechino 2008: si classifica ultima, ma la sua storia diventa ben presto di dominio pubblico e la fa divenire l'emblema della speranza per tutte le donne musulmane.
Al ritorno dalla competizione internazionale, Samia trova uno scenario ancora più deprimente e frustrante, perchè Al-Shabaab ha nel frattempo consolidato il proprio potere dispotico attraverso le Corti islamiche. Una situazione di 'non-ritorno' che culmina con la decisione di abbandonare il proprio Paese, perchè "A volte le decisioni più pesanti viaggiano sul filo lieve di uno sbuffo di vento. E noi con loro, inadeguati, leggeri": seguendo le orme di sua sorella Hodan, emigrata prima a Malta e tutt'ora residente a Helsinki con il marito Omar e la figlia Mannaar, si affida nelle mani di una giornalista americana perchè organizzi il suo 'Viaggio' verso l'Europa, termine che vuole indicare l'odissea di migliaia di chilometri che vivono sulla propria pelle milioni di migranti in fuga dalla guerra o dalla fame, attraverso un lungo percorso nel quale il Sudan, l'Etiopia e la Libia sono solamente punti di fugace e derelitto passaggio.
Tutto questo col sogno, mai minimamente scalfito e scalfibile, di partecipare e vincere le Olimpiadi di Londra 2012.
Un libro intenso, commovente, a tratti struggente, che mostra in tutto il suo splendore il coraggio di una ragazza alla ricerca della Libertà vera e propria. Non importa se la sua vita fa rima soltanto con la parola 'stenti' e ha come scenario una casa infinitamente lontana dagli standard moderni; non importa se il suo Paese le porta via quel poco che possiede per metterla in ginocchio, perchè per Samia il sogno di diventare una campionessa mondiale è tutto. Un tutto che unisce forza di volontà, speranza, abnegazione, temperamento e spirito di sacrificio e che le permette di affrontare a testa alta qualsiasi ostacolo e di non piegarsi di fronte alle numerose angherie che gli vengono 'offerte' da una Somalia fanatica e intransigente.
Una situazione difficile, ostica e talmente dura da digerire che l'unico compromesso per non essere fucilati per sovversivismo è compiere il 'Viaggio', definibile, senza alcuna meschina esagerazione, come l' "Olocausto del nostro secolo" vicino parente della Shoah ebraica nella Seconda Guerra Mondiale.
Un Viaggio che dovrebbe rappresentare l'ultima fiammella di speranza per milioni di profughi e che, purtroppo, si trasforma in un inferno collettivo dove le persone sono stipate come bestie e sono costrette a condividere gomito a gomito persino il vomito e le feci. "Di te resta solo l'ombra che chiede di sopravvivere. Non ricordi nemmeno più se sei donna o uomo", mentre le coste italiane di approdo diventano sempre più un miraggio irraggiungibile.
Si tratta quindi di inno, lirico e laico allo stesso tempo, che sferza con durezza i nostri agi e vizi quotidiani, e che apre con violenza la dicotomia sul concetto di 'vita' per i Paesi più sviluppati e per le popolazioni poverissime che hanno smesso da tempo di sperare e di chiedersi a che cosa serva. Senza dimenticare come troppo spesso il dramma dell'immigrazione clandestina sia argomento tanto, troppo sottovalutato, bistrattato e chiosato da (pre)giudizi conditi da un'ipocrita superficialità.
Non c'è pietismo, non c'è retorica vuota, non c'è semplicistica accondiscendenza.
Ci sei tu.
Tu, in mezzo al pubblico di Pechino a incitarla e a batterle le mani. Nonostante l'ultimo tempo nelle batterie. Nonostante non abbia mai avuto la minima possibilità di vincere.
Perchè non si spegnerà mai il sogno di vederla tagliare il traguardo davanti a Veronica Campbell-Brown e Florence Griffith-Joyner a Londra, fra quattro anni. Solo ricorda che "Non devi mai dire che hai paura [...] Altrimenti le cose di cui hai paura si credono grandi e pensano di poterti vincere".
"Bum.
Questo è lo start.
Adesso si corre."
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Commenti
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Siano sempre benvenuti i 'romanzi-inchiesta' come questo, che hanno l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica con la speranza che qualcosa si muova. Difficile, improbabile, ma mai perdere la speranza: Samia docet :-)
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