Dettagli Recensione
Uno stralcio di storia italiana
Pennacchi racconta il periodo tra le due guerre attraverso le vicende di una grande famiglia contadina, i Peruzzi. Bello l'uso del dialetto che riesce a rendere comprensibile a tutti, originale l'idea di metterlo in bocca a Mussolini o addirittura Hitler attraverso improbabili dialoghi. Accuratissima la ricerca storica, come si evince anche dalla bibliografia riportata nelle ultime pagine, azzeccata la ricostruzione di un'atmosfera rurale con i suoi tempi, gesti e mentalità privati di ogni edulcorazione ma messi nudi e crudi lì sulla pagina, spesso quasi sbattuti in faccia al lettore, si pensi alla descrizione dell'uccisione delle galline o del maiale che un tempo non veniva percepita come crudeltà verso un essere vivente ma come semplice gesto pratico: se volevi preparati il brodo non andavi dal macellaio ma la gallina te la dovevi ammazzare da te. Ho apprezzato molto l'ironia dell'autore che si sforza di non mostrarsi troppo di destra nominando le barbarie commesse dal fascismo senza però mai ricorrere a una denuncia vera e propria, questo aspetto può essere considerato sia positivo che negativo. Positivo perché Pennacchi dà la propria versione della storia - giusta o sbagliata che sia, opinabile o meno - rendendo il suo romanzo originale, dall'altro lato, però, il lettore è un po' infastidito quando l'autore descrive all'acqua di rose i massacri operati dai fascisti o dai nazisti, quasi stesse raccontando delle curiosità, dei semplici aneddoti. Altra nota dolente è lo stile a volte troppo prolisso, Pennacchi parla parla, racconta, descrive facendosi odiare dal lettore che vorrebbe sapere subito, ad esempio, che succede ad Armida, perché viene ghettizzata? Ma l'autore, insensibile, continua il lungo elenco dei fatti storici, spesso saltando di qua e di là per pagine e pagine. E cosa dire poi delle lunghe spiegazioni? Un conto è soffermarsi sulla costruzione del canale, un altro è descrivere la composizione dell'asfalto, te possino Penna'!!!
In ogni caso è un libro che consiglio perché, indipendentemente dalla fede politica, è comunque un libro da leggere perché fa riflettere, è istruttivo e tutto sommato, nonostante il "malloppazzo" di 460 pagine, piacevole. Concludo con una riflessione, che dovrebbe essere ovvia, verso coloro che ritengono questo libro frutto di mistificazione, ragazzi, un romanzo è un romanzo, è fiction, non un saggio storico, se cercate la storia, quella vera, non la troverete nemmeno sui libri di storia che comunque sono di parte ma negli archivi!