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Un Paolo Giordano più maturo
"Il nero e l'argento" è il terzo romanzo di Paolo Giordano. Uno scrittore che continua a pagare lo scotto di un esordio da premio Strega e milioni di copie vendute, da molti considerato sopravvalutato, dopo il secondo, atteso e secondo me fallimentare, romanzo, torna con una storia da sole 118 pagine, breve e tutt'altro che rasserenante. Lo stile è molto bello, cresciuto, maturo, toccante; la storia è tutt'altro che allegra; i personaggi sono delineati bene, anche se non abbastanza approfonditi. Ma d'altronde una storia del genere, se prolungata anche solo di altre 50 pagine, avrebbe corso il rischio di diventare pesante. Giordano tenta di raccontare, e ci riesce secondo me piuttosto bene, attraverso una storia d'amore come tante, una giovane coppia come tante, le spaccature di una generazione -la nostra, quella dei nati negli anni '80- fatta di incertezze e di timori, di precarietà nella vita sentimentale quanto in quella lavorativa; ne racconta, seppur di volata, le insicurezze e la difficoltà di affrontare ruoli, situazioni e scelte (come il trasferirsi all'estero per lavoro) che le generazioni precedenti forse non avevano dovuto fronteggiare. Racconta le fragilità di due umori -il nero e l'argento- che tentano di mescolarsi continuamente, senza forse mai riuscirci davvero. Non un capolavoro, ma consigliato.
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Con P. Giordano, per ora, mi sono fermato all'opera prima.