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A distanza da tutto
Un uomo solo, età indefinita ma lo immaginiamo nella sua maturità, unico abitante di un borgo abbandonato: una scelta di isolamento, forse di fuga, forse di espiazione. Intorno lo scorrere delle stagioni, il pulsare folle e violento della vita, il trapassare continuo da questa al suo contrario: polloni, radici aeree, funghi e filamenti vegetali che si intricano, avvolgono, soffocano piante secolari in una spietata fame di vita.
E in questa solitudine vegetale si manifestano varie presenze, quasi epifanie: le rondini con i loro folli voli, un cane da combattimento con le zampe spezzate, un mandriano a caccia di Ufo e le sue vacche che hanno viaggiato nell'iperspazio. E la terra trema e sobbalza, squassata nel profondo da invisibili lacerazioni.
Ma la presenza più misteriosa è quella segnalata dalla lucina che, ogni sera alla stessa ora, si accende nel fitto del bosco sull'opposto pendio della gola: un appuntamento quotidiano che accende la curiosità dell'uomo, lo stana dal suo nascondiglio spingendolo fino ad una casina in rovina, abitata da un bambino solo, in calzoncini corti e con un dentino spezzato. Un bambino che, come tutti i bambini, è uno straordinario condensato di ruvida forza, tenero dolore e dignitosa solitudine.
Questo incontro inatteso scardinerà ogni residua certezza, rivelando la labilità di tutti i confini: tra la vita e la morte, tra luce e buio, tra passato e presente, abbattendo persino le barriere che tengono insieme ciò che presuntuosamente chiamiamo Io.
Un romanzo filosofico, ma senza pretese dogmatiche e capace di generare un crescendo di attenzione e di attesa: una riflessione ad alta voce - e una voce bellissima, che assume l'essenzialità e la necessità della poesia - sull'esistenza e sull'esistente, sull'assurda urgenza di vita che pervade l'universo e sulla sua, meravigliosa, assenza di senso.
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