Dettagli Recensione
Come Dio comanda
Forte, anzi fortissimo, di studiatissimo effetto. Se metti al centro della storia la vita un ragazzino disadattato costretto a vivere con un solo genitore, alcolizzato e violento e la allacci con la vita di un’altra ragazzina che tormenta le sue fantasie erotiche e magari ci fai ruotare intorno un paio di pseudo amici reietti e dediti all’ ozio, crei una situazione in cui il tormento è assicurato.
E Ammaniti è un maestro nel creare delle situazioni paradossali e arginare giusto in tempo il pericolo di cadere nel ridicolo. Inserisce in questo romanzo tutti gli elementi della tragedia, ci sono povertà, emarginazione, follia, alcolismo e violenza e non può che terminare con un messaggio immorale e licenzioso.
Ha il talento di descrivere in modo crudo la solitudine dei personaggi, causa ed effetto del disagio e un alibi per la violenza a cui si abbandonano di tanto in tanto creando forzatamente nel lettore lo spazio per la pietà e la comprensione, non rinuncia al sarcasmo, aggiunge particolari ironici e concede un margine di tempo relativamente piccolo per un sorriso.
Il tema dominante è l’amore, più che quello di un padre per un figlio che in qualche modo avrei ritenuto scontato, è il bene che il figlio prova per il padre ad esortare qualche riflessione, è un amore viscerale, incondizionato, deviato in qualche modo. Cristiano, il personaggio principale, suggella a modello di vita l’unico uomo che conosce realmente, pur con la consapevolezza che non è il miglior degli esempi non fa che attingere forza per forgiare un carattere altrettanto iracondo e collerico.
Se Ammaniti merita un plauso per il racconto avvincente e la minuziosità dei particolari non posso però non essere critica sulla concreta probabilità che un ragazzino di 14 anni possa arrivare a fare quello che si legge in questo libro per il bene del padre, rendendosi così complice di un crimine assurdo. Crimine a cui avrei voluto far susseguire dolore ma soprattutto condanne e sostituire proprio l’idea di una punizione ideale alla retorica dilagante.