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L'inchiostro ed il ghiaccio
Nora e suo marito hanno tutte le caratteristiche dei trentenni dei nostri giorni (di chi è nato, cioè, negli anni '80). Ora hanno anche un figlio, il piccolo Emanuele. E' per questo che a fare da quarto elemento della famiglia subentra una pignola e onnipresente governante, la signora A., dalla coppia nominata Babette.
E' decisa (e scontata) l'insofferenza di moglie e marito per quella donna nella quale ogni pregio è anche un difetto: la sua capacità di mandare avanti i diversi aspetti della vita familiare è anche fonte di imposizioni mal sopportate; il suo affetto per il bambino sconfina nell'educarlo a modo proprio su certi aspetti della vita, e così via.
Ma i veri problemi per i due ragazzi iniziano quando Babette è costretta a lasciare il proprio posto in quella famiglia: nel suo corpo, un cancro sta iniziando l'opera di devastazione.
Se prima era la donna a prendersi carico dei problemi della giovane famiglia, adesso è la coppia a sforzarsi – per quanto possibile – di alleviare le pene della signora A., senza troppo riuscirvi: la mancata accettazione della situazione è, per quest'ultima, un'ulteriore dose di veleno per i giorni che restano.
L'opera terza di Paolo Giordano si sviluppa intorno a due temi intrecciati tra loro: il menage familiare di una giovane coppia e la progressione di un malattia incurabile. Sebbene si parli di un autore che ama cimentarsi con vicende di difficoltà esistenziale, di disagio, la sfida in sé non è semplicissima.
Allo scrittore torinese non manca padronanza della tecnica narrativa, nonché un proprio stile. In poche righe tocca a volte il “cuore pulsante” delle sensazioni umane – soprattutto “negative” - e riesce a farlo anche con una certa originalità (molto ben delineata, ad esempio, la parte in cui il protagonista maschile della vicenda enumera i pro e i contro di percorsi differenti: quello di chi, come lui, ha scelto l'amore alla possibile carriera all'estero e quello di chi, invece, ha fatto la scelta contraria, affiancando a sé una moglie straniera quale completamento del proprio sviluppo professionale).
Cosa manca, allora?
Dopo aver letto “La solitudine dei numeri primi” – l'opera che ha segnato il successo nazionale e internazionale di questo giovane scrittore – e “Il nero e l'argento”, si sarebbe tentati di dire che Giordano è uno scrittore “freddo”. Ma sarebbe una critica ingenerosa.
Piuttosto sono i personaggi che partorisce a sembrare freddi, distanti, o perlomeno lo è il modo in cui essi stessi si raccontano attraverso le pagine.
Non sarebbe altrimenti spiegabile, alla fine della lettura, quella residua sensazione di aver assistito a qualcosa di inappuntabile, ma che rischia di non rimanere. Tra un anno, nel guardare la copertina de “Il nero e l'argento”, potrebbe capitare di chiedersi di cosa parla...
… “Eppure l'avevo letto”...
Commenti
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E' un discorso lungo... ogni generazione ha le sue caratteristiche, figlie dei tempi...
Quanto a Giordano, ti dirò che questo libro mi è piaciuto più del primo... Che mi fece interrogare lungamente sul perchê certe storie ottengono successo.
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