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Uccide più la lingua
A volte un dettaglio ininfluente, un gesto non necessario, possono modificare il corso degli eventi. E’ qui che entra in gioco il caso, al servizio del Fato, a imprimere alla nostra vita una svolta insospettata e spesso indesiderata, obbligandoci a seguire una direzione necessaria, ma incomprensibile ai nostri occhi.
Nel libro di Camilla Baresani l’uscita da casa di Giada, alla ricerca del sale rosa dell’Himalaya che dovrebbe rendere più raffinata la tavola per una cena importante per la sua carriera, è il fattore scatenante degli eventi che ci vengono narrati.
E’ un libro ben scritto, duro ed esplicito quanto basta, che tuttavia non indulge in facili particolari da letteratura pulp.
La vicenda coinvolge, si tende a identificarsi con la protagonista, sequestrata e violentata. Specie noi donne siamo portate a pensare che quello che è successo a Giada potrebbe capitare anche a noi, come purtroppo succede quotidianamente a tante donne stuprate o ammazzate.
La parte più interessante del libro, a mio parere, consiste tuttavia nello smembramento dell’identità della protagonista da parte dei suoi conoscenti, che approfittano dei riflettori dei mezzi di comunicazione puntati sulla scomparsa della ragazza per avere i famosi dieci minuti di popolarità. Parlano e sparlano della sua personalità; la vittima tende ad assumere pian piano i connotati di una che tutto sommato se l’è cercata.
L’ambizione diventa arrivismo, i piccoli escamotage per emergere assumono i contorni di azioni moralmente riprovevoli, se non vere e proprie truffe a danno di altri.
Quasi nessuno di questi presunti amici o colleghi, alla fine, spererebbe in una soluzione favorevole alla ragazza scomparsa.
A conclusione della vicenda c’è invece il colpo di scena di un fato finalmente favorevole, unita a una scelta radicale che cambierà per sempre la vita della protagonista e che ribalterà i valori in cui ha sempre creduto.
E’ un finale a cui invece io credo poco. E’ vero che le persone cambiano dopo un evento particolarmente traumatico, ma non cambiamo mai così tanto da rinnegare tutta la vita precedente.
Anche il comportamento di Giada durante il sequestro mi desta qualche perplessità. Camilla Baresani descrive un comportamento condiscendente che rasenta la sindrome di Stoccolma, anche questo poco credibile in una personalità come quella che ci viene presentata all’inizio del libro.
Poi, si sa che in certe situazioni bisognerebbe trovarsi, e io spero di non dovermici trovare mai.
Nonostante le perplessità appena descritte, è un libro che consiglio di leggere, e che non lascia indifferenti.