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I Carabiieri indagano su misteriose lettere anonim
Alcune lettere anonime giungono ai regi carabinieri di Bellano (siamo nel 1929); di solito tale tipo di missiva viene cestinata, ma i messaggi pervenuti sono assai singolari, per di più redatti in versi curiosi e sgangherati. I carabinieri nicchiano e cominciano ad indagare: inizia così una serie di vicende spassose che coinvolgono la canonica di Bellano, con il prevosto ed il suo strano e misterioso coadiutore, e la casa di tolleranza del luogo, temporaneamente chiusa per un contagioso morbillo che ha costretto la maitresse ad allontanare le ragazze in servizio. Per farla breve, il personaggio preso di mira dalle lettere anonime ed accusato di indegne frequentazioni dimostrerà alla fine la sua piena innocenza, avendo agito solo per carità cristiana. E tutto finirà nel migliore dei modi, riportando il paese al suo consueto tran tran, fatto di ripicche, piccole malignità, invidie, gelosie, il tutto sotto la supervisione bonaria della parrocchia e dei carabinieri. Un discorso a parte meritano appunto i carabinieri, le cui indagini ed i cui rapporti interpersonali costituiscono l’ossatura del nuovo romanzo di Andrea Vitali. Il maresciallo Maccadò, neopapà calabrese, il brigadiere Mannu, sardo “mangia pecore”, il siciliano Misfatti, invidioso “mangia carrube” e il giovane inesperto appuntato Viavattène costituiscono un originalissimo quartetto le cui mosse e le cui rivalità sono descritte in modo mirabile e coinvolgente. La scrittura di Vitali, di romanzo in romanzo, si fa sempre più popolare e diretta; se scrivesse in dialetto, l’Autore diventerebbe in breve un temibilissimo concorrente per il grande Andrea Camilleri.