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120.000 euro, la quotazione di un omicidio
Alla crisi economica ciascuno reagisce come può.
Adelmo, per esempio, che è l’incarnazione della mediocrità, pensa bene d’improvvisarsi ladro per rimediare alla condizione di disoccupato. Ma è un ladro da strapazzo ed è incalzato dalla moglie, la Carlina, che gli telefona proprio quando lui si trova… sul posto di lavoro (“In quel momento squillò il cellulare del ladro”), per l’impazienza di conoscere in anticipo quale sarà il risultato del “colpo”.
In uno di questi furti per principianti del crimine, Adelmo incontra l’occasione per cambiare vita: l’opportunità si chiama Lise, era croupier (“Ero talmente brava da riuscire a manipolare la verità nei casinò sulle navi, dove tutto è fasullo”) e oggi costringe il poveretto a riflettere sulla sua mediocrità (“Nessuno l’ha mai rispettata nella vita e adesso il rispetto lo pretende proprio da me con le minacce. Lei è proprio un vigliacco”).
Sull’orlo del baratro (“Derivati… dài, si capisce già dal nome che sono una patacca”), Lise promette ad Adelmo 120.000 euro in cambio di un servizio: “Uccidimi, ti prego. Me lo merito”.
Un racconto che vuole, attraverso il paradosso, porre il tema delle scelte che possono imprimere una svolta alla vita, anche quando tutto è dato per acquisito (“Non c’è niente di male a volere una vita normale. Con le sue gioie e i suoi dolori, ma con la sicurezza che non ci saranno mai delle sorprese”).
La storia è ambientata nella Rimini che già fu di Fellini e descritta da Tondelli. Per Carlotto, “Rimini è una delizia da percorrere in bici. C’è un momento della notte davvero magico, quando i venti si incrociano e l’aria sa di mare e di campagna”.
Bruno Elpis
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