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L’anonimo scrivente e i carabinieri
Ci si diverte mentre la storia viene raccontata, quando si ha tra le mani un romanzo di Andrea Vitali. I personaggi, il maresciallo dei carabinieri Ernesto Maccadò, il brigadiere sardo Efisio Mannu e l’appuntato siciliano Misfatti, sono invenzioni letterarie che non si dimenticano. Così come non si dimentica la Bellano immaginaria e realissima allo stesso tempo, dove tutto accade come in una perfetta commedia umana che il lettore non deve fare altro che gustare, divertendosi dall’inizio alla fine.
QUATTRO SBERLE BENEDETTE è il simpatico titolo del romanzo che risulta accattivante già con la copertina, ma che appassiona dalla prima all’ultima pagina, per l’ironia della storia, per i personaggi ben caratterizzati, per lo stile originale che non trascura suspense e colpi di scena.
Le sberle, cui si fa riferimento nel titolo, sono quelle che ogni personaggio vorrebbe poter dare agli altri. Ognuno ha qualcosa da ridire, qualcosa da scontare, qualche “sassolino che andrebbe tolto dalla scarpa. Ed è così che le sberle, meno reali e più metaforiche, dovrebbero volare di mano in viso e riecheggiare dei con il loro suono caratterizzante, dettato dall’impeto.
Invece le sberle che giungono in caserma sono più metaforiche e subdole. Sono cartacee. Sono scritte in versi. Sono riferite a ignari soggetti, ma ad un unico destinatario. Ma soprattutto sono anonime. Sono esternazioni di quel qualcosa che andrebbe detto a volto scoperto, ma che, per un motivo o per un altro, non si trova il coraggio di confessare.
Un romanzo che parla alla gente della gente e per scavare nei meandri della mente umana parte parlando ironicamente della superficiale quotidianità.
Consigliato.