Dettagli Recensione
Il nano peloso
In Piero Chiara l’ingranaggio narrativo non perde un colpo : c’è un’ambientazione provinciale di mezze figure sulle quali s’impone il protagonista nano, Augusto Vanghetta, con le sue avventure amorose di fedifrago compulsivo che segnano il carattere farsesco della vicenda, e il limite letterario, anche, d’un certo gusto per la macchietta. Il pretore scimmiesco che cornifica in lungo e in largo una moglie morta di sonno (salvo mettersi in casa lo smidollato che gli renderà la pariglia) è un movente un po’ debole; allestire questo teatrino nell’Italia fascista non basta a riscattare l’istrionismo di fondo, e tutta una serie di anticipazioni che, in parte, smorzano la sorpresa della lettura. Gli spunti, quindi, non si trovano in quello che accade, ma in “come” Piero Chiara racconta.
Moltissima letteratura, è vero, scaturisce da un pretesto, tuttavia qui mancano dei picchi - psicologici e stilistici. Nell’insieme, il romanzo non aggiunge né toglie al genere “provinciale”.
Resta però un ottimo esempio di narrazione leggera, di “tocco”.
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