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Unamolecola indvisibile
Chiusa l’ultima pagina, riposto il libro, ho avuto l’impressione di avere avuto tra le mani una preziosa tovaglia rotonda lavorata a tombolo.
Fragile e ricercata, dove neppure un punto, una parola, erano in eccesso, né mancavano. Eppure robusta e flessibile, in grado di adattarsi alla storia che viene raccontata.
Giuseppe Munforte tira le fila del racconto con misurata attenzione, con poetico realismo fa convivere l’universo interiore del protagonista, che parla in prima persona, con la cruda realtà del paesaggio suburbano.
Un paesaggio squallido nella sua artificiosità di quartiere dormitorio eppure molto amato, vissuto come un naturale prolungamento del nido, della sua casa di vetro.
Non è una casa qualsiasi, la casa di Davide. In inglese il termine home definisce meglio come lui vive le sue quattro mura, i piccoli locali dotati di grandi vetrate che mettono in comunicazione con l’esterno anche visivamente.
Davide osserva il ritmo delle giornate altrui, e dei propri cari, con partecipata attenzione, assaporando qualsiasi dettaglio, per transitorio che sia, per poterlo fissare nel suo diario, con la magia della parola che rende incancellabile qualsiasi cosa.
Un’attenzione alla vita che è, in realtà, un’irresistibile pulsione verso la morte, anzi: è già un sentirsi come morti.
Davide vive davvero solamente nei ritagli di tempo che sono concessi, a lui e alla sua compagna, dal lavoro, vissuto come una maledizione biblica. “Con il sudore della fronte mangerai il pane” dice Dio nella Genesi, e dunque il lavoro diventa un male necessario alla sopravvivenza.
Ciò che aspetta per tutto il giorno è poter tornare, la sera, a osservare i gesti, le espressioni di Elena, di Sara e Andreas: della sua famiglia che vorrebbe proteggere a ogni costo, e mantenere unita come una molecola indivisibile.
Questo senso di protezione, questo osservare con partecipata attenzione, si dilaterà oltre ogni limite razionale, oltre il possibile.
Tocca ai capitoli in corsivo, alle gocce di futuro che Munforte semina qua e là nel libro, riportarci alla dura realtà della disgregazione familiare, alle scelte diverse e ai destini che dividono irrimediabilmente.
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Sì, Munforte è tra i 12 finalisti allo Strega, personalmente non ho mai letto nulla di lui, fa piacere apprendere dal tuo giudizio che il libro merita per contenuto e stile
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