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Il pittore
“Ci voltammo a vedere la città prima d'infilarci dentro. In mezzo al golfo c'era all'ancora una portaerei americana, intorno s'inseguivano cento barchette a vela in corsa tra le boe. Con tutto il mare intorno si affollavano in un piccolo spazio. Pure le storie di don Gaetano erano assai e stavano in una persona sola. Lui diceva perché aveva vissuto in basso, e le storie sono acque che vanno in fondo alla discesa. Un uomo è un bacino di raccolta delle storie, più sta in fondo più ne riceve”.
Erri De Luca non scrive: dipinge.
Prende una manciata tra parole e segni grammaticali, e stende sul foglio. E lì le frasi acquistano i loro colori, pennellate che compongono più immagini... Periodi brevi, che però riescono a spiegare tanto: una storia, l'umore della natura in un particolare momento, le sensazioni degli uomini fatti di carne fragile e predisposizione agli attimi che fuggono o che furono...
Lo smilzo ragazzino che insegue il pallone, infilatosi in una fenditura tra le gambe della statua di Ruggiero il normanno, è convinto di aver trovato – in quel particolare punto del cortile, all'apparenza irraggiungibile – un segreto di cui solo lui è a conoscenza. Di certo non lo sa nemmeno don Gaetano.
E invece don Gaetano – l'uomo di mondo che ora è portiere di quel condominio – lo sa, eccome! Perché in quella stanza sotterranea che si scopre spostando una piccola botola, nella lunga estate del '43 ha “custodito” un uomo, ebreo, avvolgendolo in un indistruttibile silenzio e riportandolo alla luce del sole dopo mesi, all'arrivo degli Alleati in una Napoli prostrata. Insieme guardarono il cielo, quel giorno, entrambi vivi.
Ma don Gaetano, dall'alto della sua saggezza pratica, sa proteggere gli uomini anche in tempo di pace... e anche quando sono ancora ragazzini. E' grazie a lui che “'a scimmia” – così lo chiamano i compagni delle partite di pallone, per la sua agilità – si affaccia alle soglie della vita da adulto e inizia ad imparare cose: a raccontare storie, pescare, giocare a scopa, capire gli istinti del sesso, fare lavoretti di elettricità e idraulica, convincersi che il batticuore di un bambino può tornare come amore in età adulta, prepararsi a vivere...
Forse don Gaetano può prevedere persino che un giorno la stanza sotterranea e sconosciuta a tutti diventerà l'alcova di una storia d'amore impossibile, una storia che viene a riprendersi quel ragazzino diventato un po' più grande...
Di fronte a uno stile di scrittura così personale, può succedere di inebriarsi, e percepire persino i vuoti nella tela come un “pieno”.
Allora non si riescono a contestare le mancanze di misura di alcuni dialoghi, specie dialettali, né il tratto così veloce da sembrare parziale. Perché è ciò che l'autore paga per essere se stesso, e lo dice espressamente, in un passo nel quale finge di rimproverare la “pignoleria” di Platone e invece spiega la sua concezione della scrittura:
“Lo scrittore deve essere più piccolo della materia che racconta. Si deve vedere che la storia gli scappa da tutte le parti e che lui ne raccoglie solo un poco. Chi legge ha il gusto di quell'abbondanza che trabocca oltre lo scrittore”.
Tutto si può dire. Però, se si potesse guardare la penna che ha in mano Erri De Luca quando scrive, ci si accorgerebbe che in realtà è un pennello...
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Bel commento.
Grazie
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