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ADESSO BASTA!
Dopo Gramellini, D’Avenia, Avallone…l’Italia ha bisogno di Scrittori!
Ho atteso che FAI BEI SOGNI fosse disponibile in biblioteca spinta dall’entusiasmo che ha suscitato il successo del romanzo e l’ho letto in due giorni girando le pagine annoiata, delusa e arrabbiata.
Annoiata perché la storia in sé non mi ha presa, nonostante il tema sia interessante e impegnativo. In effetti una trama vera e proprio non me l’aspettavo perché sapevo già che si trattava dell’autobiografia del giornalista impregnata del dolore che si è trascinato dietro negli anni per la morte prematura della madre.
Delusa principalmente per lo stesso motivo, ma non solo. L’importanza del soggetto pretendeva un’analisi introspettiva profonda che lasciasse trasparire ad ogni pagina il peso di una mancanza che condiziona una vita intera, invece mi sembra che la trattazione sia estremamente superficiale basata su uno stile arido che lascia la gola secca, imperniato di frasi brevi da cui spunta fuori l’unico aspetto che ho apprezzato: una delicata ironia. Anche il punto di vista è sospeso tra l’autore bambino e l’autore adulto senza mai appartenere veramente all’uno o all’altro perché è impensabile che un bambino di nove anni sia in grado di riflettere con l’ironia che caratterizza gli adulti (neanche tutti del resto) e in fondo penso che un autore non debba mai perdere credibilità di fronte al lettore. L’autore ha cercato di immedesimarsi nel suo Io bambino senza riuscirci a pieno e senza coinvolgere il lettore (almeno me). Dialoghi stereotipati e inconcludenti che danno l’impressione di voler trasmettere delle massime che in fondo sono solo frasi estrapolate dai libri.
ARRABBIATA, e molto anche, non tanto per il successo che il romanzo ha riscosso – in fondo ormai si sa che anche la cultura è schiava del business e dell’interesse dei grandi – quanto dal fatto che ci siano persone che si sono commosse di fronte ad una storia che non trasmette ciò che si era prefissa; in fondo in fondo, arrabbiata soprattutto perché negli ultimi tempi sembra che la gente si entusiasmi per un Gramellini, un D’Avenia, una Avallone che impastano i libri di storie comuni, personaggi stereotipati e superficialità su temi troppo importanti per essere liquidati in tutta fretta. Lo so, sono troppo polemica, lo sono sempre stata, ma non sopporto vedere la letteratura italiana calpestata in questo modo. Dove sono finite le descrizioni dettagliate che ti lasciano entrare in luoghi inaspettati, lo scavo nell’animo umano che ti lascia quasi senza fiato, dove sono le cose non dette che ti riempiono il cuore di lacrime nascoste? Perché tutto questo lo trovo sempre in autori stranieri se l’Italia è la patria di santi, navigatori e…(forse ancora) poeti? Probabilmente siamo troppo accecati dall’era di Internet, della fretta e del tutto subito per riuscire a goderci davvero qualcosa di più impegnativo.
Spero comunque di essere bombardata per una critica tanto pungente da persone che sappiano invece difendere scrittori italiani contemporanei meritevoli e che probabilmente io non conosco ancora.
Infine, un interrogativo che spero possa essere screditato: se Gramellini non fosse il giornalista che è, ma un semplice esordiente ignoto, il romanzo avrebbe avuto lo stesso successo?
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Mi associo: "L'Italia ha bisogno di Scrittori".