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La morte interiore
Un libro ripugnante, risultato di uno scrittore sopravvalutato e per niente all'altezza della sua fama. In questo libro: le perversioni, il marcio morale, etico e umano esistono come unici enti di confronto. L'autore riduce il mondo ad un insieme di male, in cui scava istericamente tramite un'anima pura per ridurla al male. Etica, morale, luce... nulla di tutto questo, perchè Moravia si fa portatore di un nichilismo imbarazzante. Se vi aspettate un critica di una società o un ritratto impietoso che anche con estrema crudezza, descriva qualcosa, anche di simile alla realtà, avete sbagliato libro. Moravia descrive, sì, una società, ma reale nella sua mente. Viola viene traviata da un narratore impietoso, padrone crudele di un regno che lui e solo lui vede e manovra. Chi legge, i personaggi del libro, vengono avvolti da una sola ed unica imperante legge: se l'autore non può essere felice, nemmeno gli altri possono puntare ad esserlo. Moravia spaccia per realismo una sua personale e soggettiva visione della società, consegnandoci un libro vuoto, che non lascia spunti di riflessione o immagini forti, ma prende quanto c'è di buono e solare in ognuno di noi.
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