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Il macinasogni
Illmitz è un paesino situato tra Austria e Ungheria, luogo di nascita dell’autrice e significa limite. Illmitz, il limite dell’essere umano, il confine tra luce e tenebre, tra sogno/incubo e realtà, la sottile linea che separa la vita dalla morte. Sul doppio significato gioca il senso del narrato.
Questo libro inedito è la storia di un ragazzo tormentato, irrequieto, alla perenne ricerca di risposte e di pace. Un giovane che si pone quesiti esistenziali, il cervello è una fucina di pensieri profondi, covo di meditazioni sanguinanti. Il cuore, martoriato subisce indifeso gli effetti della razionalità intransigente, sentimenti mutevoli ed altalenanti contagiano l’anima, il buio è in agguato. La salvezza è vestita di ricordi e inneggia all’amore, riuscirà il viandante a sconfiggere o anche solo a convivere con i propri demoni?
Una trama impegnativa, statica nelle dinamiche ma frenetica nei ragionamenti. Una narrazione ben strutturata e coinvolgente. I capitoli sono brevi, si alternano scenari onirici a quelli reali, meno comprensivi i primi e più definiti i secondi. La voce narrante è unica, il protagonista. La penna è ancora acerba rispetto alle opere successive, drastica e implacabile, ma sempre poetica ed angosciante.
Ammirevole l’abilità della Tamaro nel sezionare, radiografare, grattare la superficie per giungere al nucleo, all’essenza delle cose. Lei obbliga a riflettere, disincantata e diretta mette con le spalle al muro, scappare è impossibile, l’unica soluzione è ascoltarla, ascoltarsi, lasciar fluire e sedimentare le parole. Un esame difficile da sostenere a livello emotivo, del resto lo sono tutti i percorsi interiori, alla fine le si rivolge un muto ringraziamento.
Concludendo, una piacevole lettura, densa di emozioni e riflessioni.
“ Amo Cecilia come mia madre, anzi l’amo più di mia madre. Amo il suo ventre, la sua fecondità, amo la possibilità di sprofondarmi dentro di lei, amo il suo utero come un bambino, amo i suoi bottoni slacciati, amo il suo passo indeciso e amo i suoi sorrisi muti! E sono felice di amarla così!”
“Ciò che mi turbava realmente era, invece, scorgere sotto il frastuono le trame sottilissime della solitudine, ma non ne feci mai parola con nessuno. Temevo l’incomprensione.”
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Commenti
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Grazie, buone letture
Mariangela
Pia
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